Va a finire che Juventus-Milan, partita di Supercoppa che si giocherà a Gedda mercoledì 16 gennaio, aiuterà le donne dell'Arabia Saudita nel difficile processo di emancipazione e parità di diritti. Fonti recenti sostengono che le tifose potranno recarsi da sole allo stadio in settori predisposti e non necessariamente in compagnia dei maschi. Potrebbe essere addirittura il primo evento sportivo che deroghi da regole di solito ben più restrittive. Dove non può (...)
(...) la politica, riesce lo sport.
La sede del match, peraltro, è stata fissata più di sei mesi fa e la situazione non era diversa da oggi. È ben noto il ruolo delle donne nel mondo arabo, ogni commento appare superfluo, non a caso alcuni (solo alcuni) hanno parlato di civiltà inconciliabili proprio a partire dagli elementari diritti civili. Argomenti di solito piuttosto impopolari in certi ambienti, però quando c'è di mezzo il pallone il discorso cambia. Soldi, affari, diritti tv, relazioni internazionali, apertura a nuovi mercati sono argomenti che non fanno breccia, anzi il calcio torna a essere figlio del demonio perché nel suo nome si tollera ogni genere di sopruso.
E noi occidentali tutti ci schieriamo compatti contro la discriminazione sessista, scoprendo che sì, persino gli intellettuali che non sanno neppure se un pallone è tondo o quadrato, che cos'è il fuorigioco, che cos'è la var, giornalisti, scrittori, politici, opinionisti, tutti ma proprio tutti, sentono la necessità di dire la loro sulla «scandalosa» finale in Arabia, un'indignazione che monta da sinistra a destra, nessuno escluso. E già così c'è qualcosa che non va, perché l'indignazione condivisa suona contronatura.
Se si applicasse il criterio politico non si giocherebbero i prossimi mondiali in Qatar, non si sarebbero giocati in Russia, non si sarebbero disputate le Olimpiadi in Cina. Parlando invece di sport, le tifose arabe di Cristiano Ronaldo e Gigio Donnarumma avranno la possibilità di vedere i loro eroi dal vivo, commentandone le gesta allo stadio. Di un gioco, va detto, storicamente appannaggio di noi maschi, che almeno nella famosa «partita di pallone» potevamo trovare un mondo senza donne in cui bestemmiare, incazzarci, gioire con cameratesca partecipazione, uno spazio che solo gli uomini sanno utilizzare con quella follia e quell'ossessione che alle donne, a quasi tutte le donne, è sconosciuta.
Noi maschi siamo tagliati con l'accetta. Ci sono cose da donne (il corso di danza, l'attenzione psicologica, l'alimentazione alternativa, gli agriturismi) e cose da uomini (il metal, le moto, birra e würstel e appunto il calcio). Nel pallone loro guardano i belli, da Cabrini a Beckham, oggi CR7, e già questo ci infastidisce.
Per carità, niente sessismo, ma lo stadio come universo di soli uomini è qualcosa di radicato nella mente malata di noi tifosi, che peraltro non smaniamo per partecipare alle sfilate di moda o a un corso di pilates.Luca Beatrice
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