In fondo, non ho ancora detto ai miei lettori che sono diventato assessore ai Beni culturali della Regione siciliana, per statuto autonoma, e quindi con i poteri di ministro. Assunte le funzioni di membro del governo, e in seguito alle sagge parole del presidente Musumeci che mi richiama alla sobrietà del ruolo pubblico, prendo atto che la mia libertà di opinione e di esternazione (di cui fu cattivo maestro Francesco Cossiga) è condizionata dallo stato di emergenza nel quale si intende lasciare la Sicilia, limitando i diritti costituzionali garantiti dall'Italia. Sul piano giudiziario la Sicilia è commissariata. Bertolt Brecht e Leonardo Sciascia hanno perso. Il bacio di Andreotti e Riina sigilla l'anomalia della Trattativa, e indica che la Sicilia ha bisogno di eroi. Non vorrò essere io a ostacolarlo.
Per questo, nel tempo del mio impegno come assessore, mi occuperò solo del patrimonio e della sua tutela, ovvero della storia, evitando di pronunciarmi sulla cronaca e sulle questioni giudiziarie. Prendo atto che - soprattutto nel mio ruolo istituzionale - in Sicilia non sono opportuni, e forse nemmeno consentiti, la libertà di opinione e il diritto di critica, ovvero un'agibilità politica non condizionata da poteri forti.
Rinuncio a occuparmi del presente, sul quale altri pretendono di avere il dominio fino al limite del pregiudizio; e mi rifugio nella storia, nella speranza che in essa si rispecchino i siciliani migliori in attesa di un Rinascimento.
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