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La sinistra vuole l'utero in affitto, ma gratis

Non chiamiamolo utero in affitto, fuorilegge da 17 anni grazie a ciò che resta della legge 40 sulla fecondazione assistita, fatta a pezzi dalla giurisprudenza creativa alla faccia del Parlamento.

La sinistra vuole l'utero in affitto, ma gratis

Non chiamiamolo utero in affitto, fuorilegge da 17 anni grazie a ciò che resta della legge 40 sulla fecondazione assistita, fatta a pezzi dalla giurisprudenza creativa alla faccia del Parlamento. Chiamiamola orwellianamente «gestazione per altri solidale e altruistica» e facciamola diventare una legge dello Stato. Massì dai, che bella idea quella degli onorevoli radicali e di sinistra Guia Termini, Nicola Fratoianni, Riccardo Magi, Doriana Sarli, Elisa Siragusa. Chiamarla «gestazione per altri solidale e altruistica», spiegano questi onorevoli, serve «per tenere lontane quelle reazioni istintive che spesso ne tendono a offuscare i pensieri». Neanche la Newspeak di 1984 avrebbe osato tanto, ma i promotori smontano secoli di diritto naturale e leggi della chimica con una frase agghiacciante: «Non è negandone l'esistenza o urlando al proibizionismo che si risolvono le eventuali contrapposizioni, il tema della gestazione per altri va affrontato in maniera seria e senza superficialità».

Il ministro del Sud Mara Carfagna ha presentato in Parlamento una proposta di legge per punire «chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità». Peccato che, secondo il presidente dell'Anm Giuseppe Santalucia, alla luce della giurisprudenza corrente che ha via via sgretolato quel che restava del diritto familiare, «se il legislatore sceglie di criminalizzare la coppia che si è recata all'estero, si avranno conseguenze negative sull'intero contesto familiare e sul minore». Insomma, criminalizzare i genitori di figli nati da maternità surrogata sarebbe certamente dannoso per i figli stessi. E come se ne esce? Con l'istituto dell'adozione o stepchild adoption, ovviamente, già sdoganato dalla Consulta lo scorso 14 marzo con una sentenza che, pur non riconoscendo l'illegittimità costituzionale dell'articolo 12 che vieta la maternità surrogata perché «la pratica offende in modo intollerabile la dignità della donna e mina nel profondo le relazioni umane», ne riconosce comunque il legame giuridico, «a entrambi i componenti della coppia». Insomma, nei fatti la doppia omogenitorialità nata dalla pratica della maternità surrogata risulta già sostanzialmente introdotta nell'ordinamento italiano, purché sia ufficialmente solidale e altruista. Manca solo la ciliegina legislativa, fonte non da poco nella gerarchia normativa. Dopo aver distrutto il papà, la sinistra vuole cancellare la mamma.

Pensate, lo aveva capito persino Antonio Gramsci che sarebbe finita così. Sull'Avanti il 6 giugno 1918, quando la scienza aprì all'ipotesi di innesto delle ovaie, scrisse: «Le povere fanciulle potranno farsi facilmente una dote. A che serve loro l'organo della maternità? Lo cederanno alla ricca signora infeconda che desidera prole per l'eredità dei sudati risparmi maritali (...), daranno fecondità alle vecchie gualcite. I figli nati dopo un innesto? Strani mostri biologici, creature di una nuova razza, merce anch'essi, prodotto genuino dell'azienda dei surrogati umani (...). La vita si distacca dall'anima e diventa merce da baratto; è il destino di Mida, dalle mani fatate, simbolo del capitalismo moderno».

Ma non ditelo al compagno Fratoianni.

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