Roma Altro che pagare più in fretta i creditori della Pubblica amministrazione: nello scorso mese di aprile il nuovo sistema di fatturazione elettronica reso obbligatorio per tutti i fornitori si è ingoiato almeno due milioni di fatture. Non si tratta di un guasto informatico: è solo che il sistema per presentarle on line è talmente complicato che migliaia di professionisti e piccole aziende non riescono a usarlo. Per i fornitori della Pubblica amministrazione centrale l'obbligo c'è già da giugno 2014, e anche tra chi è riuscito a usare il sistema on line gestito in modo centralizzato dall'Agenzia delle Entrate, ci sono inquietanti tassi di errore (e se sbagli il documento non passa e non vieni pagato finché non risolvi): la Pubblica Istruzione ha rigettato «solo» l'8,4% delle fatture, ma per gli altri ministeri si va dal 26,5% della Giustizia al 31% della Difesa, come riportano i dati dell'Osservatorio per la dematerializzazione del Politecnico di Milano presentati all'appena concluso Forum della Pa a Roma.
Ma il caos vero è scattato lo scorso 31 marzo, quando è entrato in vigore l'obbligo di fattura elettronica anche verso le amministrazioni locali previsto dal decreto del 2013. Ci sono amministrazioni che non sapevano di essere soggette all'obbligo e non si sono iscritte al sistema centralizzato, altre che non erano obbligate e lo hanno fatto. Un labirinto. Ma soprattutto un incredibile salasso per migliaia di partite Iva. Sul blog Giustiziami , animato da frequentatori del tribunale di Milano, uno dei post più letti è «La fattura elettronica? Era meglio la coda in Posta. Parola di avvocato», firmato Paola Bellani, che ha linkato anche il formulario da riempire via web una volta superati i vari intoppi per iscriversi e ottenere il pin : dieci pagine, più di 250 voci. Per orientarsi basta leggere due «agili» manuali da 120 pagine ciascuno che richiedono conoscenze rilevanti di informatica. E che ci vuole? Al forum della Pa Gerardo De Caro, responsabile dell'ufficio competente dell'Agenzia delle entrate, ha usato termini entusiastici e parlato di 26,6 milioni di fatture che saranno gestite in un anno. Peccato che sono circa la metà di quanto previsto dal Politecnico. Ad aprile, nonostante l'obbligatorietà, sono ne arrivate solo 1,9 milioni di fatture, meno di metà delle stime.
«Fare da soli è impossibile - dice Carla F. psicologa di Milano che lavora con le Asl - la scelta è tra rivolgersi a servizi on line che costano almeno 2,5 euro a fattura più una cifra d'ingresso o andare dal commercialista, che chiede almeno 20 euro l'una: una follia. Per ora alzo le mani e non presento fatture, ma così rinuncio agli incassi: francamente non so che fare».
Ai costi vanno aggiunti almeno 3 euro a fattura per un servizio che le conservi per dieci anni: per 1,8 milioni di fornitori occasionali della Pa significa lavorare in perdita o quasi. Paolo Catti, responsabile ricerca dell'Osservatorio, è ottimista: «Purtroppo c'è scarsa consapevolezza del valore della digitalizzazione e alcuni commercialisti e fornitori di servizi se ne approfittano. Ma stanno già nascendo servizi gratuiti e andrà meglio. Certo, se a settembre i numeri delle fatture rimarranno questi, sarà un problema».
«Inviterei il ministro Padoan a provare a inviare una fattura da un euro, così si rende conto - incalza Giampiero Guarnerio, dello studio di commercialisti Roedl & Partner - la verità è che lo Stato fa queste innovazioni a senso unico: la Pa risparmia, il privato sostiene più costi. Vale per tutto, dal processo telematico al 730 online . Ma se la fatturazione elettronica è così efficiente perché renderla obbligatoria e non a libera scelta?».
La stima del risparmio per le casse dello Stato, pari a 17 euro a fattura, secondo l'Osservatorio del Politecnico di Milano. Ma i privati per ora vedono soprattutto i costi
La cifra chiesta da molti commercialisti per presentare la singola fattura.
Alcuni servizi online scendono a 2,5 più altri 3 per conservarla per dieci anni nell'archivio digitaleLa stima delle fatture elettroniche che dovevano essere gestite in un anno. Le Entrate ora parlano di 26,6 milioni. Ad aprile ne sono arrivate solo 1,9 milioni
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