Recovery, garantisce Draghi: sarò io a fare la differenza

Von der Leyen loda l'Italia, arrivano i primi 25 miliardi di fondi Ue. M5s e sinistra già vogliono buttarne altri nel reddito di cittadinanza

Recovery, garantisce Draghi: sarò io a fare la differenza

Sono passati poco più di quattro mesi da quando Mario Draghi ha giurato al Quirinale come presidente del Consiglio. E già sono diversi i segnali di un deciso cambio di passo dell'ex numero uno della Bce. Che da super-tecnico, un po' rigido e a volte perfino algido, si va velocemente spostando su un approccio decisamente più politico. Meno austerità istituzionale e più spazio alle emozioni, con qualche battuta o qualche sorriso a seconda delle circostanze. E pure un netto cambio di lessico, iniziato con le sentite parole di partecipazione per la tragedia del Mottarone o per la morte del sindacalista nel Novarese. E culminato ieri nella conferenza stampa congiunta con Ursula von der Leyen negli studi di Cinecittà.

È qui, infatti, che l'eloquio del premier diventa retorico come mai lo era stato prima, a trasmettere la solennità del momento in cui la presidente della Commissione Ue consegna nelle sue mani - ovviamente a favore di fotografi e telecamere - il parere positivo di Bruxelles sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, la cui attuazione è indispensabile per ottenere i finanziamenti del Next generation Eu. Insomma, un passaggio storico. Che richiede un approccio adeguato alla celebrazione. Così, Draghi non esita a definirla «l'alba della nostra ripresa». «Il luogo scelto per questa cerimonia - dice - è molto simbolico, perché qui negli anni del Dopoguerra il nostro cinema raccontava la vita delle famiglie italiane. Prima gli stenti, poi il lavoro, infine l'entusiasmo». «Ecco, proprio qui e con l'approvazione del Pnrr, noi - conclude quasi a voler chiudere un cerchio - celebriamo l'alba della nostra ripresa».

Un Draghi, dunque, che sembra anni luce lontano da quel tecnico che solo lo scorso 13 febbraio ha giurato nelle mani di Sergio Mattarella. E che sembra muoversi con un altro passo, tanto dal dirsi certo che «la giornata di oggi è solo l'inizio». Perché non c'è solo «orgoglio» nell'aver «messo insieme un piano di riforme ambizioso che rende il Paese più giusto e più competitivo», ma c'è anche grande ottimismo sul fatto che «questi fondi saranno spesi tutti» e «spesi bene», in «maniera efficace» e «con onestà». Un approccio che è come al solito in piena sintonia con il Colle. Tanto che proprio mentre Draghi incontra von der Leyen a Roma, il capo dello Stato visita il Politecnico di Milano e nel suo intervento usa concetti molto simili a quelli dell'ex numero uno della Bce. «Il nostro Paese sta attraversando un nuovo inizio», dice Mattarella riferendosi evidentemente al Pnrr.

Il vero nodo, come spiega Draghi nella conferenza stampa a Cinecittà con Von der Leyen, è evitare che i 191 miliardi del Recovery fund destinati all'Italia finiscano, come più volte accaduto in passato, per non essere utilizzati o addirittura sprecati. Ma sul punto il premier sembra avere pochi dubbi. E non esita a dire che questa volta ci sono «due ingredienti fondamentali» e «diversi» rispetto agli anni addietro. «Uno è la volontà politica di farlo, l'altro è la capacità amministrativa. Perché - spiega - i cambiamenti normativi di questi mesi, come la riforma della Pa, sono stati profondi e hanno lo scopo di mettere la nostra amministrazione nelle condizioni di spendere bene questo denaro». Insomma, quello che è cambiato rispetto al passato - è il senso delle parole del premier - è proprio la presenza dello stesso Draghi a Palazzo Chigi. Un modo per dire che ora è lui a fare la differenza e a garantire per l'affidabilità dell'Italia. Circostanza che in qualche modo lo allontana dalla partita del dopo Mattarella che si aprirà a febbraio del prossimo anno.

Perché è chiaro che nel momento in cui Draghi si pone come garante della realizzazione del Pnrr - anche rispetto all'Europa - diventa per lui difficilmente percorribile la prospettiva di lasciare Palazzo Chigi per il Quirinale, peraltro fra soli otto mesi.

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