Cronache

Un solo italiano tra gli alunni: la scuola chiude. "Integrazione non garantita"

A Pietrabruna, in Liguria, gli iscritti alle lezioni sono solo otto: quattro marocchini, tre ucraini e un italiano. Integrazione pedagogica a rischio: gli alunni verranno trasferiti in un altro istituto. Ma il sindaco non ci sta

Un solo italiano tra gli alunni: la scuola chiude. "Integrazione non garantita"

A Pietrabruna, nelle colline dell'Imperiese, quest'anno la campanella della scuola elementare non suonerà. Gli iscritti alle lezioni, infatti, sono solo otto: quattro bambini stranieri e uno solo italiano. Una situazione decisamente singolare, che racconta uno spaccato di Italia non troppo differente da quello di Comuni e realtà ben più popolose. Il tema della classi multietniche in questo caso ha aperto lo scenario un'eventuale integrazione al contrario, spingendo le autorità scolastiche alla decisione di chiudere la multiclasse della scuola primaria e di trasferire piccoli alunni in un altro istituto.

Nel borgo ligure di quasi 500 anime, sebbene il numero per consentire la formazione della classe fosse stato raggiunto, il rischio era quello di un'integrazione pedagogica fallimentare o inadeguata. Gli iscritti alle lezioni, infatti, sarebbero stati quattro bimbi marocchini, tre ucraini rifugiati dalla guerra e un solo italiano. Secondo l'ufficio scolastico, una composizione che avrebbe creato difficoltà didattiche. In una classe così formata - ha spiegato la stessa preside - un insegnante non avrebbe potuto fornire un'istruzione di qualità.

Per gli alunni si prospetta dunque uno spostamento in un'altra sede scolastica, ovvero a San Lorenzo al Mare, in riviera. Il Comune sta al riguardo predisponendo il servizio di scuolabus quotidiano che consentirà ai piccoli di andare in classe, anche se tale soluzione non piace al sindaco di Pietrabruna, Massimo Rosso. "Per me non è un bene. Pensare che sia meglio mettere tutti i giorni i nostri bambini sul pulmino invece di farli crescere insieme, in paese, non è una bella cosa", ha affermato il primo cittadino del borgo imperiese. Ma, al di là delle buone intenzioni, ci sono ragioni organizzative e didattiche di cui non si può non tenere conto.

La normativa, peraltro, prevede a ragion veduta un tetto massimo alla presenza del 30% di alunni stranieri nelle classi delle scuole. Ma sono previste anche delle deroghe per specifiche situazioni da considerare caso per caso. Il sindaco potrebbe dunque appellarsi a questa ultima ipotesi, ma il tempo corre e tra pochi giorni inizieranno le lezioni. Lo stesso primo cittadino ha inoltre ricordato che già lo scorso anno la scuola era rimasta aperta con sette bambini: un solo italiano, quattro marocchini e due bambine nate in Italia da genitori sudamericani.

L'urgente tema della corretta integrazione e della composizione delle classi, in questi casi, non è certo un'ipotesi di scuola (è proprio il caso di dirlo).

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