Cronache

"Sono capaci di tutto". L'ombra di una setta sul caso di Paul Haggis

Il regista accusato di stupro rompe il silenzio dopo la scarcerazione: "In Italia si può iniziare un processo senza prove certe, non capisco". Poi ammette: "Ho commesso due errori..."

Paul Haggis ha vinto due Oscar come sceneggiatore
Paul Haggis ha vinto due Oscar come sceneggiatore

"Non riesco a capire come sia possibile che, nel vostro Paese, si possa iniziare un processo anche quando l'accusa non è corroborata da prove certe". Paul Haggis non si capacita ancora di quanto gli è accaduto. Arrestato in Puglia con l'accusa di violenza sessuale, il regista premio Oscar era tornato in libertà dopo due settimane, quando la gip del tribunale di Brindisi, Vilma Gilli, aveva disposto la revoca della misura cautelare e creduto alla sua versione. "Il sistema giudiziario italiano mi è sembrato efficiente. In sole due settimane la giudice è arrivata a una conclusione chiara", osserva oggi il noto sceneggiatore, secondo il quale tuttavia la vicenda non sarebbe nemmeno dovuta iniziare.

Ora, mentre la procura intende ribadire le ragioni dell'accusa, Haggis parla per la prima volta e ripercorre il caso iniziato con la denuncia di una 28enne inglese che lo aveva raggiunto a Ostuni nel giugno scorso. "Come ho detto alla giudice il mio primo errore è stato permettere a qualcuno che conoscevo appena di venire a trovarmi. È stata una stupidaggine", ha raccontato il regista a Repubblica, parlando poi di un ulteriore errore, "avvenuto l'ultima mattina, quando è accaduta una cosa che ho trovato particolarmente spiacevole e ho deciso di troncare questa situazione". Ora il 69enne di dichiara arrabbiato innanzitutto con se stesso e aggiunge: "non riesco però ancora a capire cosa abbia portato a queste accuse false contro di me".

Si dichiara innocente, Haggis. Estraneo alle accuse. E sulla giovane che lo ha accusato rincara: "Sinceramente non vedo alcun motivo plausibile per cui una persona sinceramente interessata a una relazione non usi il suo vero nome (la donna si era presentata con un nome di fantasia, ndr). Un'altra cosa: durante il suo interrogatorio, mi è sembrata sempre molto preparata, come se avesse fatto le prove. Tutt' altro che fragile o soggiogata, come lei ha affermato". Anche negli Stati Uniti il regista era finito al centro di un caso analogo, con una differenza che egli stesso ha però voluto sottolineare: "Negli Usa nessuna donna mi ha denunciato, sono stato io a rivolgermi alla Procura. Mi sono stati invece chiesti nove milioni di dollari in cambio del silenzio su un rapporto consensuale di una notte, avvenuto cinque anni prima".

Qualcuno ora ipotizza e insinua che possano esserci collegamenti tra quanto accaduto e l'addio del regista a Scientology. Possibile? "Non ho prove, ma da quello che ho imparato da Scientology, so che sono capaci di qualsiasi cosa. Se parli contro di loro, useranno qualsiasi mezzo per distruggere la tua reputazione, la tua carriera e la tua famiglia", afferma Haggis su Repubblica, spiegando di aver lasciato la setta dopo esseri accorto che era "profondamente corrotta".

Quel che resta ora al regista è il rammarico per quanto gli accaduto nel nostro Paese. "Ho atteso cinque anni per riabilitare il mio nome nella causa civile. Di recente, finalmente, ero riuscito ad ottenere due lavori come sceneggiatore.

Quando sono stato arrestato in Italia, li ho persi entrambi".

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