Otto vittime, quelle di una tratta ferroviaria che univa il Sud al Nord. L’incidente di Rometta Messinese, chiamata anche Rometta Marea, è stato uno dei grandi disastri ferroviari italiani del nuovo millennio.
È avvenuto il 20 luglio 2002 su un treno chiamato Freccia della Laguna, poiché univa Palermo a Venezia. Era un espresso, il 1932, munito di 7 vagoni tra cui cuccette e vagoni letto dati i lunghi viaggi che effettuava. Questo fu il suo ultimo viaggio: i resti del convoglio furono demoliti dopo l’incidente, ma l’avvenimento luttuoso resta a perenne memoria grazie a una stele posta nel 2016 nella villa comunale di Rometta, insieme a un albero d’ulivo.
Sulla stessa tratta, nel giugno 1979, c’era stato uno scontro frontale tra due treni nella galleria Sant’Antonio, poco distante da Rometta Messinese, con un bilancio di 12 morti.
L’incidente
La Freccia della Laguna partì intorno alle 16 da Palermo. L’arrivo previsto a Venezia Santa Lucia era fissato per le 10.10 del giorno successivo. Ma il treno si fermò per sempre in Sicilia. Si sa che aveva lasciato la stazione di Milazzo per dirigersi verso Messina con 190 passeggeri a bordo, più il personale del convoglio.
Alle 18.56, il treno, che procedeva a una velocità di 105 chilometri all’ora (il limite era 120 chilometri all’ora), deragliò, investendo e sventrando la casa cantoniera, come riporta AmNotizie, mentre la motrice, ruotando di 180 gradi, finì prima in un torrente e successivamente restò in bilico su una scarpata, dopo aver sbattuto contro le paratie di un viadotto in cemento. Per un puro caso il casello era vuoto: gli occupanti in quel momento erano tutti al mare. Come riporta Ferrovie, la motrice era una Casaralta-Asgen del 1976 che per 26 anni non aveva mai avuto problemi durante i suoi viaggi.
“Ricordo confusione, scene terrificanti - ha raccontato una passeggera che era salita a Milazzo, come riporta Repubblica - Abbiamo preso in pieno una casa, il treno ha sbandato, le valigie cadevano da tutte le parti, poi urla, paura, sono uscita dal finestrino, e poi ho aiutato altre persone a uscire dai finestrini, tutto intorno era terrificante, ho fatto quello che potevo, e stato terribile”.
Ma lo scontro non fu la fine: persero la vita in 8 a causa del disastro. Uno di loro era il macchinista Saverio Nania, 43 anni. Nania era tra coloro che avevano segnalato delle anomalie durante un collaudo recente del convoglio e della tratta.
C’erano, tra le vittime, anche un pensionato, Placido Caruso di 76 anni, una giovane italiana residente in Germania, Giuseppina Mammana di 22 anni, un impiegato comunale di Milazzo, Stefano La Malfa di 51 anni, e una famiglia marocchina di quattro persone: Ali Abdelhakim, Hanja Abdelhakim, Miloudi Abdelhakim, Fatima Fauhreddine. Solo i due bimbi che facevano parte della famiglia si salvarono.
Ci furono anche 47 feriti, tra cui 7 gravi. Tra i feriti gravi figurava anche il secondo macchinista Marcello Ranieri. Ci furono anche altri 11 feriti lievi. I maggiori danni furono riscontrati su chi si trovata nei primi tre vagoni.
Le cause
Non era stato il crollo di un ponte a determinare l’incidente, come già si seppe all’indomani della tragedia. Al fine di individuare le cause dell’incidente furono avviate le indagini della Procura di Messina, delle Ferrovie dello Stato e del Ministero dei Trasporti. La procura, in particolare, accertò che il convoglio era stato revisionato e procedeva alla velocità consentita: tuttavia durante il collaudo erano stati evidenziati degli sbandamenti insoliti. Si pensò, come riporta Messina Today anche a un errore umano, ma il problema fu riscontrato su un binario: erano stati da poco eseguito dei lavori di manutenzione, ma ciononostante un giunto della rotaia aveva inesorabilmente ceduto.
I processi
I tempi della giustizia sono stati lunghissimi, a fronte di un’accusa emessa dalla procura che parlava di omicidio plurimo colposo e disastro ferroviario. Sotto la lente del tribunale finirono la ditta che aveva svolto la manutenzione e i collaudatori delle ferrovie, in tutto quattro persone.
Nel 2011 arrivò la sentenza di primo grado: gli indagati furono ritenuti parzialmente responsabili, perché intanto erano cadute in prescrizione le accuse di omicidio colposo (nel caso delle vittime) e lesioni colpose (per quanto riguarda i feriti). In secondo grado due degli indagati furono assolti e agli altri due la pena fu condonata.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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