È ricominciato il tiro al piccione del governo francese sull'immigrazione. Benché la minaccia del ministro dell'Interno Darmanin di non procedere ai ricollocamenti, se l'Italia non accoglierà le navi Ong, sia di scarso effetto, visto che ve ne sono stati appunto scarsi, è il rilievo politico della mossa che va interpretato. Che fa della Francia, a oggi, il paese Ue più ostile al governo italiano, rischiando di produrre a cascata effetti su altri dossier. Se in Germania l'immigrazione incute meno timore di un tempo, in Francia l'isteria è più intensa. E questo si spiega con la situazione politica interna: Macron vuole evitare che, dopo di lui, arrivi all'Eliseo Marine Le Pen e quindi si spinge sempre più a «destra», in modo da drenare il più possibile consensi non solo dai lepenisti ma soprattutto dai neo-gollisti. Che vuole cercare di coinvolgere il più possibile, ad esempio nella legge sull'immigrazione in discussione al Parlamento francese.
Non per caso, a sparare a palle incatenate contro Meloni, sono due ministri provenienti dalla destra, Colonna, agli Esteri, e Darminin. Insomma, Macron deve assolutamente, almeno, apparire più sovranista di Le Pen. E si sa, due governi sovranisti, proprio perché tali, tendono a farsi la guerra. Funzionano poi cause sul lungo periodo.
La Francia tende, da sempre, a dividere i governi italiani in amici e nemici. A sua volta, distingue ognuno di questi in forti e deboli. Con i forti considerati amici ci tratta da pari: successe molti anni fa con Craxi, con Berlusconi (fino a un certo punto), più di recente in parte con Renzi, poi con Draghi. Poi ci sono gli amici, ma deboli: Letta, Gentiloni e Conte II, che Parigi maneggia come subalterni.
Con i governi considerati nemici, l'atteggiamento è invece di netta ostilità: vedi il Conte I e, appunto, Meloni. Il primo era considerato all'Eliseo un governo debole, il secondo deve dimostrare di non esserlo. Ma come? Le sparate anti-francesi e le riedizioni del misogallismo fine anni Trenta sono ridicole, oltre che inefficaci. Bisogna piuttosto accreditarsi come alleati di ferro degli Usa, giocare di sponda con la Germania, senza illudersi però che Berlino rompa con Parigi, accettare le regole fissate, anche dall'Italia a suo tempo, a Bruxelles e cercare, con la politica e non con i pugni sul tavolo, di modificarle.
E magari, da parte del governo Meloni, immaginare una politica dell'immigrazione audace e coraggiosa, rispetto ai vecchi tic sovranisti.Aspettare che a Parigi vinca eventualmente Le Pen sarebbe invece demenziale: una presidenza lepenista ci lascerebbe tutti i migranti, assai più di quanto non faccia Macron.
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