Cronache

In campo pure la Cucchi. Voghera si ribella: "Non siamo il far west"

La sorella di Stefano raccoglie l'appello della famiglia marocchina. Ma la città non ci sta: "Basta, non siamo il far west"

In campo pure la Cucchi. Voghera si ribella: "Non siamo il far west"

Nella vicenda di Voghera spunta pure Ilaria Cucchi. La sorella di Stefano, promette a Bahija El Boussettaoui un aiuto per ottenere verità e giustizia sulla morte del fratello Youns, 39 anni, colpito a morte a Voghera con un colpo di pistola esploso durante una lite con Massimo Adriatici, ex poliziotto e assessore comunale alla Sicurezza della Lega.

In una intervista a Repubblica Ilaria Cucchi ha raccolto l'appello della donna. "Sono estremamente vicina alla sorella della vittima - ha spiegato - e mi piacerebbe dirle che percependo questa voglia di non piegarsi, il pensiero è tornato a me stessa, a 12 anni fa, quando ero sola, quando mi trovavo a sostenere una guerra nell'immaginario di tutti, prima ancora che nelle aule di tribunale. Penso a me quando mi trovavo a dire che mio fratello Stefano non era un santo né un eroe, ma che non doveva morire".

Cucchi: "La giustizia prima di tutto"

"Fin da subito ho cercato di capire ma si fa davvero fatica ad immaginare che si possa uccidere una persona così. Sentiremo dire le più svariate cose sulla vittima, me le aspetto - ha proseguito la sorella di Stefano Cucchi -. L'operazione per infangarlo è già iniziata, ma mi piacerebbe ricordare a tutti che a prescindere da chi fosse, da quali fossero le sue scelte di vita, nessuno può annientare i diritti di un altro essere umano. È una cosa in cui credo fermamente e non lo dico solo per la mia vicenda personale, per mio fratello. Lo dico perché è una battaglia di civiltà, perché i diritti sono qualcosa su cui non si può scendere a compromessi. Soprattutto sui diritti degli ultimi perché sono i più indifesi. Io mi auguro che la magistratura non faccia sconti a nessuno".

Voghera si ribella: "Non siamo il far west"

Intanto la deputata leghista Elena Lucchini, coordinatrice Lega Voghera, nel corso della seduta del consiglio comunale di Voghera ha chiesto rispetto per la città allontanando gli aggettivi accostati alla comunità dopo l'aggressione. "Qualcuno ha umiliato e denigrato la nostra città usando ripetutamente termini quali 'Voghera bang bang' e 'Far west', parole che non si addicono di certo al luogo che viviamo e conosciamo - ha sottoloneato Lucchini -. I problemi di sicurezza ci sono, non da oggi, non da ieri, da diversi anni, come in qualsiasi città, ma non si può e non si deve associare Voghera al concetto di criminalità. Perché Voghera è ben altro. Comprendo bene che un giornalista debba fare il proprio lavoro, che sia alla ricerca di qualcosa di sensazionale, ma c’è un’etica in ogni professione e un limite che non dovrebbe mai essere oltrepassato".

La città sconvolta che cerca riscatto

"Le parole sono pietre - ha proseguito l'onorevole della Lega -. Trovo scorretto rovinare la reputazione di una comunità, costruita con decenni di laboriosità e impegno, solo per vendere oggi qualche copia in più. Ci vuole rispetto per la vita spezzata di una persona che non c’è più, ci vuole rispetto per la vita rovinata della controparte, ci vuole rispetto per il contesto in cui è avvenuto il fatto perché nulla sarà più come prima". Di più, Lucchini va oltre: "L’etichetta di vittima o carnefice non sta a noi assegnarla, non sta ai media e neanche a chi pontifica sulla vicenda a migliaia di chilometri dalla nostra comunità pur di ottenere un voto un più, un like in più. La magistratura ha il diritto e il dovere di fare luce su quello che è accaduto realmente quella tragica sera. Solo e soltanto la magistratura e le autorità inquirenti. Se qualcuno ha elementi per confutare una o l’altra tesi, è con loro che deve parlare. Non certo in piazza, al bar, sui social o sui media. Ci vuole rispetto per le famiglie coinvolte e per la comunità ferita che vuole voltare pagina mostrando la sua faccia più vera, quella di una città di provincia che del lavoro onesto e del rispetto reciproco ne ha fatto sempre una bandiera".

Le indagini affidate a Ris e due super periti

Intanto il Tribunale dovrà aspettare almeno due mesi per avere i risultati degli accertamenti disposti sulla pistola con cui l’assessore 47enne Massimo Adriatici ha ferito e ucciso Youns El Boussetaoui. I primi accertamenti si svolgeranno nelle prossime ore al Reparto investigazioni scientifiche di Parma.

Al centro delle analisi, oltre la balistica, anche i vestiti indossati dall’assessore e dalla vittima su cui i periti dovranno rintracciare eventuali residui di polvere da sparo per definire la distanza tra lo sparatore e la vittima.

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