Cronache

Lo Speakeasy a Milano? Spunta in una viuzza il bar più nascosto che c'è

Nella viuzza poco illuminata, vicini a Piazza Cinque Giornate, c'è un negozio con la serranda mezza abbassata e un hipster che mette un po' di soggezione. Ma passa inosservato. Giustamente, perché lo scopo è nascondere il primo speakeasy di Milano. Speakeasy: parola magica per gli adoratori del cocktail. Un'eredità del caro vecchio Proibizionismo, quando oltreoceano sorsero – coperti da attività lecite come barberie, panetterie o latterie – un'infinità di locali dove si poteva bere come spugne senza rischiare l'arresto. L'importante per gli avventori era «parlare piano, tranquillamente» (da qui il termine speak easy) in questi retrobottega, arredati elegantemente con allegre donnine a rendere ulteriormente piacevole l'esperienza.

Come siamo riusciti ad entrare nello speakeasy of Milan? Non essendo soci – occorre una tessera ricercatissima e a volte pure una parola d'ordine – ci siamo «imbucati» in un evento firmato Grand Marnier, brand che in Italia è distribuito da Diageo (il leader mondiale sul mercato delle bevande alcoliche) e viaggia al terzo posto tra i liquori più commercializzati sul pianeta: per la cronaca ne viene venduta una bottiglia ogni due secondi. Così per un paio di ore, ci siamo sentiti come Nucky Thompson, il gangster irlandese - interpretato dal grande Steve Buscemi - della serie Boardwalk Empire . Il locale riproduce perfettamente l'epoca proibizionista (non a caso si chiama 1930 Secret Bar , con tanto di sito che dà ovviamente solo informazioni sbagliate sulla posizione) con bancone, poltrone, quadri, lampadari in stile. Detto che le signore e signorine presenti hanno non di rado il fascino delle amiche di Nucky (ma queste sono serissime e quasi tutte accompagnate), quello che fa impazzire sono i bicchieri e gli accessori per i cocktail: vintage stupendi o repliche impeccabili.

Quanto al bere, non poteva che essere protagonista il Grand Marnier: blend creato nel 1880 da Louis-Alexandre Marnier-Lapostolle, che unisce ai cognac selezionatissimi e invecchiati in botti di rovere la profumata arancia citrus bigaradia. C'è chi lo beve liscio, chi lo usa per «bagnare» le crepes (ricetta inventata dal mitico chef Escoffier, amico del fondatore) e chi come i barman del Mag Café – posto cult per gli appassionati di mixology,– lo utilizza per due cocktail: Mag Marnier (servito in tazza da tè) e Elisir d'Orange (in tumbler basso), ideati da Francesco Mandrà e Flavio Angiolillo, che insieme a Marco Russo guidano il locale in Ripa di Porta Ticinese. La base dei nuovi cocktail è l'edizione speciale di Grand Marnier, «griffata» da Alice Agnelli (una delle blogger italiane più note: agipsyinthekitchen ) e dallo studio di design Madami & Puccio: in effetti, il cofanetto che custodisce la bottiglia di Louis Alexander, referenza top del marchio, non passa inosservata per disegni e abbinamenti cromatici. Chapeau, direbbe monsieur Marnier Lapostolle. I cocktail? Formidabili: eleganti, puliti, «potenti» il giusto. Sono da ripetere a casa se vi sentite bartender nell'anima (nel cofanetto c'è la ricetta) oppure da assaggiare al Mag 1930, se volete capire «live» come farli perfettamente e perchè rileggere il nostro articolo sotto un'altra luce.

Quella della viuzza.

Commenti