Gli spiaggiati

Brutta estate quella dei "politicamente corretti" tra immigrati spediti tra i turisti per legge, vu' cumprà e donne in burkini

Gli spiaggiati

Spiaggiati, come pesci che hanno perso la rotta e non sanno più come tornare in mare aperto. Brutta estate quella dei «politicamente corretti» circondati sui loro esclusivi bagnasciuga da immigrati spediti lì per decreto (leggi Capalbio), da vu' cumprà che vagano per ombrelloni sempre più numerosi e aggressivi, da donne musulmane che si tuffano nei loro mari vestite da testa a piedi in ossequio ai dettami del Corano. C'è fastidio e imbarazzo, persino paura. Le stesse sensazioni da loro stessi fino a ieri bollate come «razziste» se espresse da chi con i problemi dell'integrazione ci convive da anni nelle periferie delle nostre città.

Come se non bastasse, a ipocrisia si aggiunge ipocrisia. Prendiamo il caso «burkini», il costume che copre integralmente il corpo delle bagnanti islamiche. D'accordo, è ridicolo, ma non più dei perizoma o monokini sfoggiati su corpi decaduti di molte donne occidentali. Conveniamo che ci possano essere, coi tempi che corrono, questioni di sicurezza perché gli abiti potrebbero celare non solo le forme, ma è un problema risolvibile con i controlli. La vera domanda, che nessuno dei «politicamente corretti» si pone è: tuffarsi vestite è una scelta o una imposizione? Perché financo sulle spiagge il compito di noi occidentali non è imporre look o vietare costumi ma pretendere, e imporre, il rispetto delle libertà, soprattutto se parliamo di donne molto probabilmente soggiogate e costrette, trattate come esseri inferiori in nome di un dio oscurantista da uomini fermi al nostro Medioevo.

Non può esserci libertà senza legalità, come scolpito nel motto della Rivoluzione francese. Da noi è legale che una donna si vesta o svesta come meglio crede entro i limiti del comune senso del pudore. Da noi è illegale vendere abusivamente merci per di più contraffatte. Per questo non ha senso ironizzare, come ha fatto ieri Il fatto quotidiano sulla campagna che la Guardia di finanza ha lanciato contro i vu' cumprà. È vero che la grande evasione non passa per le spiagge, ma è vero che il commercio abusivo produce danni per miliardi di euro a quello legale, finanzia le mafie, si porta appresso degrado e delinquenza.

New York fu ripulita dalla grande criminalità da Rudolph Giuliani partendo dal basso, dal divieto di lasciare i vetri rotti negli stabili. L'avevano chiamata «operazione tolleranza zero». Ecco, diventiamo anche noi intolleranti con chi non tollera le libertà delle donne e le nostre leggi.

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