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Spie e magistrati, corsa contro il tempo per azzoppare Giorgia

Si definisce "bagarre" la fase accesa e concitata di una competizione, il tutti contro tutti in vista del traguardo

Spie e magistrati, corsa contro il tempo per azzoppare Giorgia

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Si definisce «bagarre» la fase accesa e concitata di una competizione, il tutti contro tutti in vista del traguardo. Bene, in politica siamo in piena bagarre senza esclusione di colpi bassi. Il traguardo, ormai in vista, sono le elezioni europee di giugno. In palio c'è il governo dell'Europa per i prossimi cinque anni, ma nonostante si tratti di un appuntamento decisivo per il nostro futuro, non è questo il vero problema. No, il fatto è che se Giorgia Meloni e il suo governo arrivassero vivi a quell'appuntamento e dovessero uscirne indenni, per un bel pezzo non li tirerebbe giù più nessuno, né lo spread, né i servizi segreti più o meno deviati o addirittura esteri e neppure magistrati amici degli amici, tantomeno gli elettori.

Per la sinistra e soci è una corsa contro il tempo, una questione di vita o di morte e questo spiega il super attivismo delle procure a sfornare dossier velenosi come se non ci fosse un domani, la frenesia dei giornali amici a pubblicarli a ritmo continuo (non prima di aver fatto leggere il compitino al pm committente, come risulta che abbiano fatto i colleghi de Il Domani edito dal solito regista Carlo De Benedetti). Illustri commentatori hanno fatto passare la vittoria della sinistra alle Regionali in Sardegna (meno voti del centrodestra ma lo 0,5 per cento in più al loro candidato) come la svolta del secolo, e altrettanto si apprestano a fare se domani in Abruzzo dovessero fare il bis.

O adesso o mai più: una manganellata di troppo a manifestanti fuori legge rimbomba più della strage degli innocenti firmata da Erode; ogni starnuto di Salvini diventa un tumore del governo. L'ultimo scandalo è che il candidato governatore del centrodestra in Abruzzo, l'uscente Marco Marsilio, non è nato in Regione bensì a Roma (per inciso, era nato nella Capitale anche cinque anni fa, quando fu eletto la prima volta dagli abruzzesi a furor di popolo).

Si muove perfino Putin: in pochi giorni ha incontrato amichevolmente ed esibito a favore di telecamera più ragazzi italiani di quanti ne abbia visti in vita sua al motto di «amo l'Italia, non la Meloni». Diversamente da Biden, che la Meloni l'ha pure baciata in fronte, fatto liquidato dalla sinistra come l'ennesima gaffe di un presidente rimbambito.

Insomma, il gruppo è all'ultima curva prima del rettilineo finale: è piena bagarre, il più forte o lo fai cadere qui, oppure addio sogni di gloria.

Il resto sono solo chiacchiere e diversivi.

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