Cronache

"Sposami per farmi restare in Italia". Vedovo rifiuta, l'immigrata lo accusa di stupro

L'anziano è stato denunciato da unacilena che voleva il matrimonio per poter rimanere in Italia in quanto le stava scadendo il visto. Al rifiuto, ha inventato la violenza

"Sposami per farmi restare in Italia". Vedovo rifiuta, l'immigrata lo accusa di stupro

Lui faceva resistenza e non voleva sposarla, permettendole così di rimanere in Italia: così lei ha deciso di denunciarlo per violenza sessuale. Ma l’accusa, una volta finiti davanti al giudice, s’è rivelata falsa. Fondamentali sono state le chat su Whatsapp che la coppia si era scambiata. È finito con l’assoluzione piena l’incubo di un pensionato di 68 anni, vedovo, che era stato accusato da una donna cilena di 58 anni.

L'incontro online e la convivenza

I fatti sono avvenuti nel 2019. L’anziano era rimasto vedovo da alcuni mesi quando ha deciso di iscriversi ad un sito di incontri per conoscere una nuova compagna che alleviasse la sua solitudine. È in questo modo che l’uomo, residente a Macerata, ha conosciuto una 58enne cilena. Tra i due sembra subito esserci del feeling, lei racconta di essere divorziata come lui. Tra una chat e l’altra la donna si rende disponibile a raggiungere l’anziano vedovo in Italia, così da conoscersi personalmente. L’uomo paga il viaggio e la 58enne cilena arriva in Italia con un visto turistico di tre mesi. Dopo i primi due mesi, la donna fa richiesta di asilo politico in quanto in Cile era scoppiata nel frattempo una guerra civile. Ed è qui che, secondo la ricostruzione avvenuta nel processo, che scatta il piano della donna. I tempi per ottenere l’asilo superano quelli del visto e la donna sarebbe diventata irregolare nel giro di poche settimane. A quanto pare l’anziano vedovo avrebbe anche rifiutato di sposarla e permetterle così di restare in Italia. A quel punto, hanno spiegato i legali dell’uomo durante il processo, “la donna, dopo aver fatto richiesta di asilo politico, ha presentato una denuncia nei confronti del suo convivente assumendo una serie di violenze fisiche e morali tanto da ottenere il collocamento presso una struttura protetta sconosciuta allo stesso imputato”.

Ma le chat scagionano l’imputato

Il colpo di scena durante il processo sono state le chat di Whatsapp tra i due. Gli avvocati del 68enne, Gabriele Cofanelli e Claudio Marcolini, hanno infatti mostrato al giudice il contenuto dei colloqui intercorsi tra i due dai quali “emergeva un rapporto di natura sentimentale tra le parti e di certo non un rapporto di violenza o aggressione fisica”.

Gli elementi hanno convinto i giudici che, come chiesto anche dal pm Claudio Rastrelli, hanno poi assolto il 68enne perché il fatto non sussiste.

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