Cronache

Spot dei maestri allo ius soli. Politica sulla pelle dei bimbi

In classe propaganda e flash mob con i bambini. Oltre 4.500 docenti con nastrini in aula e 850 in sciopero della fame

Spot dei maestri allo ius soli. Politica sulla pelle dei bimbi

Un esercito di maestri, maestre e professori schierati per lo ius soli. Pronti a mettere da parte il loro ruolo super partes a scuola per spiegare agli alunni quanto sia necessario approvare la legge sulla cittadinanza per ora (e per fortuna) impantanata al Senato.

Alcune settimane fa il maestro Franco Lorenzoni e lo scrittore Eraldo Affinati, insieme ad una pletora di associazioni di insegnanti, hanno lanciato un appello per regalare a tutti gli stranieri nati in Italia il passaporto del Belpaese. E oggi, in occasione della Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'immigrazione, per rendere visibile agli studenti la loro presa di posizione in barba al delicato ruolo educativo che svolgono, oltre 4.500 docenti si sono presentati in classe con un nastrino tricolore sugli abiti. Non solo: 850 prof si sono lanciati in uno sciopero della fame e molti di loro hanno realizzato attività con gli alunni per "parlare di migranti, profughi" e del "senso della proposta dello ius soli".

Ognuno ha la propria idea politica, per carità. Fa riflettere però il coinvolgimento dei bimbi in un evento di "propaganda" politica con decine di iniziative pro cittadinanza in orario curricolare. Nella scuola secondaria di primo grado a Conegliano d'Alba, per esempio, Antonio Itta, anziché trasmettere nozioni su matematica, geografia o chissà che altro, ha letto ai suoi scolari il libro "La frontiera" di Alessandro Leogrande. All'istituto Collodi di Perugia, invece, i docenti hanno affisso uno striscione all'ingresso con la scritta "maestre per la cittadinanza". E alla media "A. Roncalli" di Palermo (che "aderisce compatta all'appello per lo ius soli") è stata scattata una foto di gruppo con gli studenti (informati?).

Neppure le scuole dell'infanzia sono state risparmiate dalla propaganda pro immigrazione. "Abbiamo chiesto ai bambini e alle bambine 'Chi di voi è di Foligno?' - si legge su Facebook riguardo ad un istituto umbro - e si sono alzate ventidue manine di tutti i colori". Per non farsi mancare nulla, ai pargoli sono stati messi dei braccialetti tricolore "per dire che in questa scuola siamo tutti italiani. (...) Perché nel mondo che vogliamo nessuno è straniero. Nessuno". Ma è legittimo? Avranno invitato qualcuno contrario allo ius soli per presentare agli alunni pure le posizioni opposte? Non sembra. Maria Rosaria Vaiano infatti spiega di aver sottoposto ai marmocchi un brano di Battiato e di aver "parlato delle persone che come gli uccelli attraversano il Mediterraneo". E poi fiumi di parole su ius culturae e ius sanguinis facendo emergere "la paura e la mancanza di conoscenza come motivi principali del no". Insomma: chi è contro la cittadinanza facile è un caprone e deve andare dietro la lavagna. Asino.

La Don Milani-Colombo di Genova, invece, partecipa ad un mese di mobilitazioni di insegnanti e educatori per "affrontare il tema ius soli". All'ingresso dell'istituto gli studenti hanno trovato uno striscione con alcune parole del parroco contro chi divide "il mondo in italiani e stranieri". E a Bressanone si son dovuti costruiti da soli (in orario scolastico?) un fiocchetto tricolore per sostenere l'appello alla norma voluta dalle sinistre. Fanno peggio solo nella scuola primaria a Iglesias in Sardegna, dove i bambini di quinta sono stati portati in strada per un flash mob con cartelli e musica per dire che bisogna "garantire a tutti uguaglianza nei diritti e nei doveri, riconoscendo e rispettando le diversità".

Una domanda sorge spontanea: ma è normale che docenti ed educatori sfruttino il loro ruolo per propagandare una legge su cui in molti, legittimamente, hanno un'idea diversa? Avranno letto ai loro studenti l'intervista a Kawtar Barghout, marocchina (e italiana) che considera lo ius soli una sciocchezza? Non crediamo. E allora non sarebbe stato più corretto manifestare in strada, senza coinvolgere gli alunni? Forse sì.

Ma per buonismo tutto è permesso.

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