Cronache

Stop al "farmaco gender": adesso arriva una pioggia di mozioni

Dopo quella del Friuli Venezia Giulia, arriva la mozione veneta che chiede il blocco del "farmaco gender". Ma il governo probabilmente resterà fermo

Stop al "farmaco gender": adesso arriva una pioggia di mozioni

L'esempio proviene dal Friuli Venezia Giulia, ma adesso lo "stop" nazionale alla triptorelina può divenire l'oggetto di una richiesta condivisa. Almeno da una parte politica. Il cosiddetto "farmaco gender" interviene sulla pubertà. Stando all'ultima mozione presentata in ordine di tempo, quella che interessa il Consiglio regionale del Veneto, parliamo nello specifico di una molecola, la Tpr, che "potrà essere somministrata ad adolescenti, in stadio puberale Tanner 2-3, affetti da Disforia di Genere (DIG), allo scopo di procurare loro un blocco dello sviluppo puberale".

Il fronte pro life, che ha trovato una sponda natruale nel centrodestra, ritiene che la somministrazione della molecola porti ad un vero e proprio blocco dell'età puberale. "Nessun esperimento sulla pelle dei bambini", hanno titolato Elena Donazzan e gli altri consiglieri regionali veneti che hanno deciso di firmare mozione. Gli stessi esponenti che pensano - come Pro Vita e Famiglia - che la pubertà non possa in nessun modo essere equiparata ad una patologia.

La triptorelina, in Italia, è un medicinale distribuibile "a totale carico del Servizio sanitario nazionale". La novità è stata apportata nel febbraio del 2019. Le polemiche sull'innovazione medicinale, in questi mesi, hanno interessato tanto attori politici quanto giornalistici. Un articolo pubblicato Avvenire, per esempio, è parso possibilista sulla valutazione "caso per caso". Ma da parte cattolica rivendicano come la contrarietà alla triptorelina sia condivisa da qualunque corrente interna. Non c'è insomma bisogno di essere conservatori o progressisti per contrapporsi al "farmaco gender". Un'opposizione c'è ed è tangibile. Per quanto la decisione sia dipesa dall'Agenzia del Farmaco, che è un ente dell'esecutivo, e non da un partito politico preciso.

Il Servizio Sanitario Nazionale, comunque sia, si trova oggi nelle condizioni di doversi addossare le spese per la "erogazione" del "farmaco gender". E i consiglieri veneti hanno sottolineato come la decisione relativa all'immissione del triptorelina sia stata presa "in assenza di sufficienti studi clinici". Ma non è tutto: Elena Donazzan, Giovanna Negro, Nicola Finco, Maurizio Conte ed Andrea Bassi, che hanno domandato alll'assemblea veneta di porre il problema al governo nazionale, chiedendo un vero e proprio blocco, hanno anche aggiunto una serie di considerazioni di rilievo.

Una delle più importanti è quella che segnala come l'utilizzo della triptorelina potrebbe non essere troppo benefico. Anzi, per la Donazzan e gli altri potrebbero sorgere dei rischi. Nella mozione si parla infatti di un possibile "disallineamento fra lo sviluppo fisico e quello cognitivo del minore", che potrebbe compromettere "la definizione morfologica e funzionale di quelle parti del cervello che contribuiscono alla strutturazione dell’identità sessuale insieme con i fattori ambientali ed educativi".

Il Friuli, come premesso, ha fatto da apripista. Il Veneto non è stato da meno. Adesso ci si attende che anche altri consiglieri di altre regioni prendano posizione. Pro Vita e Famiglia, che è in prima linea su questo fronte, dovrebbe riuscire a coinvolgere nella iniziativa contro la "puberty block" anche Lombardia, Piemonte, Abruzzo e Sardegna. Altre realtà regionali che dovrebbero dire "no" alla triptorelina via mutua. Tutto suggerisce come stia per arrivare una pioggia di mozioni, molto simili tra loro e con identiche finalità.

Il governo giallorosso, però, non sembra troppo incline alla recezione di queste istanze.

Dalla "piattaforma Cirinnà" alla spinta riformista sulla bioetica dei grillini, passando per le idee in materia di Nicola Zingaretti: difficile, ad oggi, che i giallorossi mettano in campo un'azione in continuità con le mozioni che le regioni di centrodestra stanno portando all'attenzione del dibattito nazionale.

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