Benvenuti ai Sud. La preposizione articolata al plurale spiega come esistano due diverse, se non opposte, realtà meridionali, alla voce Campania e Napoli, per chiarire. I due De della politica, De Luca e De Magistris, hanno analogo stampo ideologico, ma una differente maniera di affrontare questo momento drammatico. Il governatore Vincenzo mettendo da parte gli studi classici e la docenza in storia e filosofia, ha studiato una nuova efficace soluzione per il distanziamento sociale, è pronto a ricorrere ai carabinieri dotati di lanciafiamme per allontanare i festaioli laureandi e laureati. Per i fedeli e praticanti che avessero intenzione di assieparsi nelle chiese ha pronto l'uso delle preghiere e non dei farmaci e del ricovero ospedaliero, per curare l'eventuale contagio. De Luca, ex frequentatore di agitazioni studentesche ai tempi del liceo Tasso di Salerno, oggi fa l'uomo d'ordine, non si fa incantare dal popolo degli elettori, anche da buon partenopeo (di origine lucana, Ruvo del Monte) se ne fotte e tira diritto, l'immagine del lanciafiamme ha avuto un effetto immediato, arrivando negli Stati Uniti, in un programma satirico televisivo e diventando anche un videogioco, il «Laureati invaders». Il suo collega, sindaco di Napoli, aduso, da generazioni, a consultare codici e pandette, rifiuta il ricorso alle armi e apre le braccia ai concittadini, i vicoli di Napoli sono stretti e basta un gruppetto per fare folla. Questo il suo alibi che dinanzi a qualunque magistrato della sua classe verrebbe accolto da una risata plautina e o da un pernacchio eduardiano. Napoli e il suo sindaco pensano di passare la nottata ma non è una commedia la sua, come quella vissuta da qualunque altra città e borgo d'Italia, non è una sagra di paese con qualche divieto alla circolazione. L'uomo della bandana arancione (il colore della sua vita affettiva e di acchiappo; riuscì, infatti, a conquistare la moglie, ordinando una spremuta d'arancia) la sera della presa del Palazzo San Giacomo, quando arruffò la piazza al grido «scassamm' tutt'e e' cose», lo stesso uomo che sostituì quella fascia colorata con un tristanzuolo cappellino grigio, una via di mezzo tra Lennon e Lenin ma conservando lo stesso spirito di sfasciacarrozzone, quest'uomo, dunque, sente il bisogno e, insieme, il dovere di difendere la gente che sfila in vicolo Scassacocchi o a San Gregorio Armeno o a vico Freddo, per citare i luoghi più belli di Napoli, scaricando la responsabilità non sui passanti scriteriati ma sulla conformazione della strada che è stretta, tanto stretta che bastano quattro turisti per fare folla. Credo che, quello di De Magistris, sia un vicolo cieco, nel quale si è infilato allegramente, facendo ammuina. I due De con ablativo sono divisi sull'ordine pubblico, il governatore vorrebbe l'esercito, il sindaco lo smentisce dicendo che i militari già sono presenti e non è necessario fare terrorismo.
Due anni fa De Luca reagì violentemente contro il sodale che scaricava ogni responsabilità sulla Regione: «È un mentitore nato, dovete sequestrarlo e sputargli in faccia», niente lanciafiamme ma saliva, anzi, come direbbe lo stesso De Luca Vincenzo, nel suo linguaggio aulico, «liquido secreto da ghiandole del cavo orale». Da separati in casa, proseguono la loro battaglia, sotto la stessa insegna. Dio li ha fatti, la Campania non li ha accoppiati.
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