Stupro 18enne, Genovese al gip: "Sono tossicodipendente, curatemi"

L’imprenditore Alberto Maria Genovese, accusato dello stupro di una 18enne, ha ammesso di essere tossicodipendente da 4 anni. L’uomo chiede una pena rieducativa

Stupro 18enne, Genovese al gip: "Sono tossicodipendente, curatemi"

"Voglio disintossicarmi, perché da 4 anni sono tossicodipendente. Quando mi drogo perdo il controllo e non riconosco il confine tra legale e illegale". È quanto ha affermato Alberto Maria Genovese, l'imprenditore 43enne arrestato dalla polizia di Milano per violenza sessuale, sequestro di persona, lesioni e spaccio, al gip di Milano, Tommaso Perna, che stamattina lo ha incontrato in videoconferenza, in rispetto alle norme anti-Covid, dal carcere di San Vittore.

Secondo quanto si è appreso, nel corso dell’interrogatorio il businessman non ha risposto alle domande del giudice ma ha reso dichiarazioni spontanee con le quali ha spiegato la sua tossicodipendenza. Un modo, questo, per giustificare lo stupro compiuto sulla 18enne. Una violenza "ripetuta e cruenta", come specificato nel decreto di fermo dalla pm Rosaria Stagnaro, durata una notte e quasi tutto il giorno dopo.

L’imprenditore ha chiesto di uscire dal carcere per andare ai domiciliari a casa della madre e della compagna. Ma non è tutto. Genovese ha anche aggiunto di sperare in una pena "rieducativa" che gli consenta di "guarire". Almeno altre 24 ore dietro le sbarre l’imprenditore le trascorrerà. Il gip ha, infatti, tempo fino a domani mattina alle 11.30 per depositare la sua decisione sulla misura cautelare.

L’arresto di Genovese, fondatore di Prima assicurazioni ed ex ceo di Facile.it - da cui è uscito nel 2014 -, è scattato iera sera intorno alle 23.30. L’imprenditore è stato bloccato, dopo la denuncia della vittima, una ragazza di 18 anni. Secondo quanto ricostruito, i fatti si sarebbero verificati lo scorso 10 ottobre quando la giovane si trovava in casa dell’uomo per una festa a base di alcol e droga. Da quello che doveva essere un divertimento per i due all’inferno per la ragazza che sarebbe stata drogata, rinchiusa in camera da letto mentre un bodyguard sorvegliava la porta e seviziata in stato di incoscienza. Le violenze sarebbero andate avanti a lungo: la giovane sarebbe stata anche legata e violentata mentre gridava aiuto. Solo il giorno dopo, quando ha ripreso coscienza, la vittima è stata trasportata dal 118 alla clinica Mangiagalli. Qui i sanitari, dopo le necessarie cure, hanno accertato lo stupro. Le indagini hanno appurato che in casa di Genovese c’erano diverse dosi di Mdma, chetamine e altre droghe, come la potente 2CB, o cocaina rosa.

In base a quanto ricostruito, l’imprenditore avrebbe addirittura chiesto ad un suo collaboratore di cancellare le immagini delle telecamere che avevano ripreso le scene, consapevole di "aver esagerato". Tentativo inutile, questo. Le forze dell’ordine sono riuscite a recuperare i filmati che ora sono diventati fonte di prova per chi indagava. Genovese è stato arrestato perché gli inquirenti avevano il sospetto che stesse per fuggire. Un sospetto reso forte dal tentativo dell’imprenditore di distruzione delle prove e dalla fretta nel farsi rilasciare un passaporto.

Che qualcosa di poco lecito accadesse nell’appartamento di Genovese è stato confermato anche da altri testimoni tra cui giovanissime donne invitate alle sue feste. L’imprenditore sarebbe stato solito invitare ragazze in camera offrendo loro diversi tipi di droga. Secondo una presunta vittima, almeno in un’altra occasione l’uomo avrebbe mescolato a questa la cosiddetta "droga dello stupro", quella cioè in grado di far perdere i sensi.

Nelle ultime ore un’altra presunta vittima si è presentata alla polizia spontaneamente dopo aver ha saputo quanto colpiuto da Genovese. La donna ha fornito un racconto analogo a quello della 18enne che ha denunciato i fatti di ottobre.

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