Dire che il Monte dei Paschi è una banca sana, come ha fatto il ministro dell'Economia Padoan è in contraddizione con l'intervento di salvataggio del governo, che comporta una ricapitalizzazione di 20 miliardi e lo smaltimento di una montagna di sofferenze bancarie. Ma essa può essere risanata, con un'azione di ristrutturazione che parta dal cattivo management di chi l'ha gestita. Ciò senza demonizzare nessuno, ma individuando gli errori e le manchevolezze, dovute a intrecci di interessi fra affari e politica e valutazione errate e indugi. Emerge che, in non pochi casi, i debiti di imprese importanti, con perdite di esercizio, sono stati convertiti da Mps in azioni di quelle imprese, così evitando che eventualmente fallissero e rinunciando a chiedere al cliente in difficoltà di ripianare le perdite con un aumento di capitale. È il caso, ad esempio, di Sorgenia, società energetica che usa energie leggere o alternative al petrolio, alla eolica al gas e vende al pubblico il pacchetto «gas luce». Sorgenia, che fa capo al gruppo De Benedetti, si era indebitata per 1,8 miliardi ed era in difficoltà a causa del ribasso del prezzo del petrolio da 110 dollari il barile a 35, che rendeva meno competitive le energie alternative. Mps ha contribuito alla ristrutturazione di tale debito, per un terzo (600 milioni). Convertito in parte in azioni e in parte in obbligazioni, con minore valore nominale. Attualmente Mps è azionista di Sorgenia, con il 17%. La società nel 2015 è tornata in utile, per una cifra consistente, per altro derivante da operazioni straordinarie, di dismissione di una parte delle sue attività, che le hanno dato un guadagno di capitale, rispetto al valore di bilancio e altre operazioni. Mps è diventata azionista di parecchie imprese in crisi, con debiti incagliati, ristrutturati in modi analoghi a quello adottato per Sorgenia; Mps così è il primo azionista con il 7% di Cisfi, gruppo finanziario che fa capo a Gianni Punzo, azionista importante di Ntv (che gestisce Italo). La crisi di Cisfi sembra dovuta soprattutto all'interporto di Nola.
Mps, per analoghe ragioni, è azionista con il 22% della società che doveva realizzare il progetto immobiliare di Casalboccone, alla periferia di Roma. Mps è anche azionista di imprese pubbliche in crisi, controllate dalla Regione o dal Comune, in Toscana: Scarlino Energia, Fidi Toscana, l'Aeroporto di Siena, Bonifiche di Arezzo, Terme di Chianciano. Le banche d'affari di solito investono nel capitale azionario di imprese sane, in crescita non in imprese in perdita che rischiano l'insolvenza. Hanno, per altro, buone ragioni per farlo in via eccezionale e temporanea (non come «banca di sistema» di natura assistenziale) quando si trovino di fronte a un'impresa in crisi, a cui non hanno fatto prestiti rilevanti, che - con una buona iniezione di capitale e un buon management sia risanabile e quando si trovino di fronte a un'impresa in crisi a cui in passato hanno fatti ampi prestiti, qualora appaia che i soci non siano in grado di fare un aumento di capitale adeguato e che in caso di liquidazione, ci sia una speranza di recupero del debito minore di quella che può derivare da una ristrutturazione del debito con conversione di una parte in capitale azionario. Ma a questo punto sorge la questione delle garanzie che il debitore aveva dato per avere il prestito. È ben noto che al piccolo imprenditore, all'artigiano, al professionista che chiede un prestito, la banca di solito chiede garanzie importanti. Questa prassi è stata seguita da Mps anche per i prestiti di importo elevato, a società importanti? La nuova tassazione degli immobili ha ridotto il valore di queste garanzie, in misura notevole, bisogna tenerne conto.
Ma affinché Mps ritorni a essere una banca sana, occorre che si faccia luce su tutto ciò e si operi affinché, appena possibile, essa realizzi, con scelte equilibrate, le sue partecipazioni azionarie e le sue garanzie su prestiti.
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