RomaUn fiore sul luogo dell'agguato all'oppositore russo Boris Nemtsov. Il premier Matteo Renzi ha voluto evitare qualsiasi polemica sul prossimo viaggio a Mosca, con tappa in Ucraina, mercoledì e giovedì prossimi.
Sono circa dieci giorni, infatti, che Palazzo Chigi ha ventilato l'intenzione di effettuare una missione politico-economico-diplomatica in terra russa. I rapporti con il presidente Vladimir Putin sono ottimi, ma - a differenza di quanto accaduto a Silvio Berlusconi - non c'è nessuno che gli faccia pesare il cordiale rapporto con colui che la stampa schierata e benpensante considera un oligarca piuttosto che un rappresentante regolarmente eletto dai cittadini. Non essere Silvio Berlusconi ha i suoi vantaggi e, per quanto riguarda le relazioni con Mosca, ancora di più. All'ex premier, infatti, è toccata qualsiasi sorta di ironia per il suo rapporto privilegiato, anche in occasione dell'ultima visita ad Arcore per il vertice euroasiatico dell'ottobre scorso.
Renzi, invece, viene esaltato dalla stampa quasi fosse il primo ad aver compreso che, senza l'accordo della Russia, il Consiglio di sicurezza dell'Onu è in stallo. Specialmente sulla Libia, una pentola a pressione che rischia di saltare a causa dell'avanzata dell'Isis. Ora, però, la morte di Nemtsov rischiava di scompaginare i progetti. È ovvio che non basterà deporre un fiore per allontanare i sospetti di coloro che sono pregiudizialmente ostili al presidente russo, ma avrà di sicuro un impatto mediatico.
Molto più dura sarà la partita con Mosca: la Russia ha bisogno che qualcuno in Europa si spenda per ridurre le sanzioni irrogate a causa del sostegno ai separatisti ucraini. Non a caso chi ne ha pagato maggiormente dazio è stata l'Italia. La mossa sarebbe più che giustificabile considerata l'importanza dell'export verso la Russia e considerato che Berlino mai farà quel passo, pur avendone sofferto come il nostro Paese.
Superata l'impasse, sarà più facile discutere con Putin di Libia: il presidente russo è uno dei principali nemici dell'Isis e i suoi ottimi rapporti con Egitto e Turchia potrebbero rivelarsi decisivi. A dispetto dei benpensanti.
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