Cronache

Superbatteri resistenti, attenti ai cellulari

Sono i "superbatteri resistenti" che avanzano alla velocità della luce, mentre la ricerca e lo sviluppo di nuove molecole segnano il passo

Superbatteri resistenti, attenti ai cellulari

Un nuovo rischio per la salute arriva dai cellulari. E stavolta non per le onde elettromagnetiche. Il pericolo arriva dai superbatteri resistenti, che avanzano in modo molto veloce e resistono molto bene agli antibiotici. Nel 2050 si calcola che potrebbero causare la morte di dieci milioni di persone, più del numero di vittime causate dal cancro. A lanciare l'allarme rappresentanti di istituzioni, società scientifiche e aziende, in un convegno con il patrocinio del Ministero della salute e dell’Istituto Superiore di Sanità per richiamare l’attenzione "su problema allarmante, potenzialmente drammatico", come quello della resistenza agli antibiotici.

Se i termini dell’emergenza sono ormai chiari cominciano a delinearsi anche le strategie per affrontarla. Due su tutte: sviluppare nuove molecole antibiotiche e renderle immediatamente accessibili ai pazienti e attuare una vera e "educazione antibiotica", ovvero l’utilizzo appropriato degli antibiotici sia a casa che all’interno degli ospedali, con poche e semplici regole che vanno dal lavaggio delle mani ma anche limitare l’uso dei cellulari nei ospedali , perché quest’ultimo è portatore "inconsapevole di batteri.

Un altro aspetto, non di minore importanza, è questo: "rilanciare la pratica vaccinale, in preoccupante calo, e promuovere l’uso corretto dei vaccini e l’uso consapevole degli antibiotici". L’Italia ha la "maglia nera" tra l’Europa del paese con le più elevate percentuali di resistenza verso quasi tutti gli antibiotici. Il nostro paese detiene anche il primato dei maggiori consumatori di antibiotici in Europa, dopo la Grecia, e si calcola che un antibiotico su 5 sia usato in modo inappropriato. È anche tra i paesi europei con i livelli più alti di antibiotico-resistenza con una situazione non uniforme tra nord e sud.

I dati dell’Istituto superiore di sanità confermano, infatti, che i livelli di resistenza sono più alti al Centro e al Sud Italia, dove è più elevato anche il consumo di antibiotici. Per "dare i numeri", in Italia le infezioni correlate all’assistenza intra-ospedaliere colpiscono ogni anno circa 284.000 pazienti (dal 7% al 10% dei pazienti ricoverati) causando circa 4.500-7.000 decessi.

Le più comuni infezioni sono polmonite (24%) e infezioni del tratto urinario (21%).

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