Economia

Cambia tutto sul pane al supermercato

Vittoria dei panificatori artigiani. Solo in Sardegna 930 attività indipendenti

Cambia tutto sul pane al supermercato

I panificatori artigiani hanno vinto contro i supermercati che non potranno più vendere 'pane sfuso self service'. Questa è l'ultima sentenza del Consiglio di Stato. Solo in Sardegna sono ben 930 le attività indipendenti che ogni anno sfornano 110mila tonnellate di prodotto.

Maria Amelia Lai, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, ha commentato la vittoria:"Ad appena due anni dalla nostra prima vittoria nella quale entrò il vigore il divieto da parte della Grande Distribuzione di denominare il pane precotto con la dicitura 'Pane Fresco’, con questa nuova sentenza del Consiglio di Stato si sancisce il coronamento positivo di un'altra battaglia combattuta nei confronti di una prassi consueta nella grande distribuzione ritenuta -a ragione- a maggior tutela della salute dei consumatori".

Sospiro di sollievo per i piccoli imprenditori

Al centro della battaglia ci sono i piccoli imprenditori che cercano di sopravvivere alla grande distribuzione, impresa sempre più difficile anche a causa dell’aumento delle materie prime. Anche Daniele Serra, segretario regionale di Confartigianato Imprese Sardegna, ha commentato con una certa soddisfazione la decisione presa dal Consiglio di Stato: "Questo è l'ennesimo passo in avanti di una situazione che vede i 'piccoli' combattere contro pratiche non corrette che stanno diventando sempre più frequenti e pesanti e che minano la crescita e la sopravvivenza dei panificatori indipendenti. Una condizione, questa del pane sfuso che metteva i piccoli panificatori in una situazione di grave inferiorità".

Ma anche la salute del consumatore sembra essere stata al centro del pugno di ferro. Confartigianato Sardegna ha tenuto a ricordare come il pane sia un prodotto non sbucciabile né lavabile ma che viene consumato tale e quale e, proprio per questo motivo, deve venire trattato usando tutte le precauzioni igienico sanitarie del caso. "Soprattutto in questo periodo di virus e pandemia è necessario ancora di più azzerare i rischi per la salute del consumatore” ha sottolineato l’associazione.

Le regole per il pane precotto e surgelato

Quindi, il Consiglio di Stato, con la recente Sentenza n. 6677/2021, ha ribadito il principio del preconfezionamento obbligatorio del pane precotto e surgelato, posto in vendita nell’ambito della Grande Distribuzione Organizzata, al fine di distinguerlo correttamente dal pane fresco, così come già sancito lo scorso anno dalla Suprema Corte di Cassazione con l’Ordinanza n. 8197/2020 e con la successiva Sentenza n. 14712/2020, respingendo il ricorso di un supermercato del Leccese. I clienti non potranno più imbustare autonomamente il pane, come avviene per esempio per la frutta.

Tutto aveva avuto inizio a gennaio del 2020, quando i carabinieri del Nas avevano sequestrato 23 chili di pane precotto che era stato messo in vendita sfuso negli scaffali a cassetto di un supermercato di Gallipoli. I consumatori potevano quindi toccare il prodotto in questione e imbustarlo autonomamente senza alcun aiuto o controllo da parte del supermercato. L’attività aveva però deciso di fare ricorso, respinto a ottobre dalla decisione del Consiglio di Stato, che ha ribadito come non sia possibile permettere ai clienti di manipolare il pane precotto all’interno dei supermercati.

Cosa dice la sentenza

Come si legge inoltre nella sentenza: “Il pane ottenuto mediante completamento di cottura da pane parzialmente cotto, surgelato o non surgelato, deve essere distribuito e messo in vendita in comparti separati dal pane fresco e in imballaggi preconfezionati riportati oltre alle indicazioni previste dal decreto legislativo 27 gennaio 1992, n. 109. Ove le operazioni di completamento della cottura e di preconfezionamento del pane non possano avvenire in aree separate da quelle di vendita del prodotto, dette operazioni possono avvenire, fatte salve comunque le norme igienico-sanitarie, anche nella stessa area di vendita e la specifica dicitura di cui al comma 1 deve figurare altresì su un cartello esposto in modo chiaramente visibile al consumatore nell’area di vendita”.

I contravventori andranno incontro a multe salate e sospensione dell’attività.

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