Il vecchio Calisto non si è accontentato della sua ricchezza. C’è il ricordo di quel crac finanziario, con i bilanci falsi e le società fittizie, che è caduto come una disgrazia sulle illusioni e le ingenuità dei piccoli risparmiatori, che sono falliti insieme al fallito. Lui con la sua squadra di calcio e le ville e i miliardi, loro con il gruzzolo messo da parte. Come può fallire la Parmalat? E si sono fidati. Tanzi ha risposto con faccia tosta, come se avesse guai più grandi per preoccuparsi delle miserie di chi si improvvisa finanziere. È chiaro che per le vittime questo menefreghismo non ha pietà. Ma non è solo questo.
C’è qualcosa di più in questo vecchio malandato che crea distacco, cinismo. La storia di Tanzi è senza grandezza. È senza passione.
Chi è Calisto? Cosa è stato? È uno che fa impresa convinto che l’importante sia conoscere le persone giuste. Si affida ai politici, ai partiti, soprattutto la grassa Dc, sempre pronta al costume del do ut des , aiùtati che Dio ti aiuta. Tanzi apre uno stabilimento a Nusco per compiacere De Mita e di De Mita si vanta e da De Mita riceve. Non c’è però solo Ciriaco o il resto della Dc. Gli orizzonti di Tanzi sono larghi, vanno da sinistra a destra, dal vecchio al nuovo, perché in Italia non si sa mai ed è sempre bene avere una riserva se cambia un santo in paradiso.
È tipico Tanzi, tanto, parecchio italiano, un terrone del Nord, che sta lì a mostrare che un certo «nuschismo» non mette radici solo a Nusco. È uno che sembra camminare al di sopra delle sue possibilità, come se la fortuna gli avesse già regalato il possibile e quando le cose cominciano ad andare male, ben prima degli anni Novanta, si arrangia, nasconde, fa la furbata, ma anche questa passa più come un’aggiustata mediocre che come truffa leggendaria. È il gioco delle tre carte di un riccone di Collecchio che spera di farla franca e lascia in giro un buco di quattordici miliardi di euro. Ecco il sapore del fallimento Parmalat: i numeri sono grandi, i personaggi no.
Calisto forse la pietà non la cerca nemmeno. Nel suo sguardo c’è solo la voglia di essere lasciato in pace. Il problema è tuo. È nostro. Siamo noi che vorremmo provare per questo vecchio che si trascina davanti al tribunale qualcosa di più dell’indifferenza. Vorremmo dire: sta pagando la pena, ma quel corpo scarnificato è un colpo al ventre. Queste foto, che passano su siti e agenzie, dovrebbero farci vergognare, con una mano andrebbero scansate, per esclamare «eh, che diavolo ». Niente. Tanzi è normale. Tanzi si presenta davanti al suo giusto destino.
Anzi, semplicemente, chi se ne frega. La colpa è nostra, appunto, non sua. È che forse quest’uomo che ha trafficato e nascosto miliardi è il vicino di casa. È lo specchio di quelle meschinità in cui nessuno si vuole rivedere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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