Taranto, crolla l'antico acquedotto del Triglio

Per fortuna nessun danno alle persone, intervengono vigili del fuoco e carabinieri, la struttura restaurata di recente

Taranto, crolla l'antico acquedotto del Triglio

È crollato, probabilmente a causa del maltempo di questi giorni, l'acquedotto del Triglio, un'antica costruzione di epoca romana che si trova tra Taranto e Statte, un Comune della provincia pugliese. Fortunatamente non si sono registrati feriti. Ma a rimanere "ferita" è la storia (e il patrimonio culturale) non solo della Puglia, ma di tutta l'Italia. Che sembra cadere a pezzi, in questi giorni, come in una Armageddon tropicale. L'acquedotto del Triglio è un'antica costruzione di circa otto chilometri tra gallerie sotterranee e archi. Sul posto sono intervenuti subito vigili del fuoco e pattuglie dei carabinieri per accertare la situazione della struttura e gli eventuali rischi per l'incolumità delle persone.

I detriti hanno invaso la strada provinciale, adesso percorribile solo su una corsia. L'acquedotto, alcuni anni fa, era stato restaurato, ma le forti raffiche di vento e la pioggia incessante delle ultime 48 ore ha probabilmente - come detto - causato il crollo della parte centrale della costruzione. In una nota il sindaco di Statte Franco Andrioli ha chiesto agli organi competenti di intervenire subito perché: "L'opera è in pericolo".

L'acquedotto del Triglio rappresenta l'antica via dell'acqua in Puglia. L'epoca di costruzione non è del tutto certa; da valutazioni archeologiche e storiche si ritiene che il primo tratto che va dalle sorgenti fino a Statte sia di epoca romana, sulla base delle tecniche idrauliche e di scavo delle gallerie. Pare sia stato costruito per portare l'acqua nelle antiche ville e nei templi della Taranto romana, all'incirca nell'anno 123 A.C.. L'acqua poi divenne di uso pubblico, dopo la caduta dell'Impero Romano. Secondo alcuni l'acqua fu fatta arrivare direttamente in città in epoca barbarica (nell'anno 545 d.C. circa) sotto Totila, il re dei Goti; secondo altri fu introdotta da Niceforo Foca Imperatore D'Oriente nel 950 d.c. non appena i Bizantini strapparono la città ai Saraceni.

Gli archi attuali sono però un rifacimento di quelli originali; l'ultima ricostruzione si deve ad un progetto dell'ingegnere tarantino Marco Orlando alla fine dell'800.

Rimane comunque il timore che le mutate condizioni climatiche possano contribuire a danneggiare severamente e irrimediabilmente anche questo pezzo importante di storia e archeologia tarantina e pugliese.

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