La tassa verde è rossa

Dopo l'incentivo a rinunciare all'auto, arrivano i divieti per gli imballaggi degli alimenti: la spesa sarà un incubo. E il decreto adesso è in bilico

La tassa verde è rossa

Nel 1916 Lenin scrisse un libretto dal titolo che diceva tutto: L'imperialismo fase suprema del capitalismo. Le cose sono andate diversamente. Converrebbe che qualcuno, dopo un secolo, lo parafrasasse così: l'ambientalismo fase suprema del comunismo. L'ambientalismo dispone dei nostri comportamenti in modo ormai assoluto. Non è più disgustoso e inaccettabile comprare un'auto da centomila euro, è sufficiente che essa sia una Tesla elettrica o al massimo una Mercedes con una spruzzata ibrida. Al contrario è diventato socialmente riprovevole possedere una Ritmo diesel. La tassazione per redistribuire il reddito, un vizio che dura a morire certo, sta gradualmente lasciando lo spazio alle tasse verdi. Sull'altare dell'ambientalismo è possibile tassare tutto.

Questo governo non si è lasciato sfuggire l'opportunità. Ha scritto un decreto che il nostro Lenin verde avrebbe apprezzato. Citiamo solo tre perle.

Abbiamo reintrodotto la rottamazione delle auto. Ma questa è una vera e propria rottamazione tout court: nel senso che lo Stato fornirà degli incentivi a chi rinuncerà del tutto all'autoveicolo, ma non per sostituirlo con uno nuovo. In cambio darà loro uno sconto fiscale per comprare l'abbonamento ai mezzi pubblici e al cosiddetto car sharing. Si tratta di un «incentivo regressivo»: è destinato a chi ha meno bisogno delle automobili perché vive nelle zone meglio servite dai mezzi pubblici e dalle auto a noleggio. Le signore dotate di bicicletta e cestino a fiori ringraziano e potranno anche rottamare l'auto prestata al loro cameriere. Toccherebbe inoltre capire per quale motivo questo incentivo, per la prima volta nella storia repubblicana, non sia destinato anche all'acquisto di auto, magari considerate più pulite. No, questa è una battaglia ambientale contro il mostro. Che incidentalmente è la prima industria di questo paese, quella che spende più in ricerca e che esporta in tutto il mondo.

Il decreto non si ferma mica qua. Si incentivano i cibi venduti sfusi. Diciamo che viene solo da ridere per questa misura. Siamo il paese dei bar, che ha abolito le zuccheriere perché l'Europa ci ha obbligato alle bustine: più igieniche e costose. Ma se andate al supermercato potrete comprare la pasta sfusa.

La storia delle tax expenditure invece fa piangere. Si tagliano venti miliardi di euro di sconti fiscali concessi a particolari categorie, in una progressione del 10 per cento l'anno. Si tratta, per farla semplice, di un aumento dell'imposizione di due miliardi all'anno. Si potrebbe obiettare che questi quattrini recuperati potrebbero essere usati per finanziare uno sconto generalizzato di un'altra imposta. Alcuni ne soffrirebbero, quelli a cui tolgono lo sconto, molti ne beneficerebbero e cioè coloro che vedrebbero pro quota ridotta la propria tassazione.

Ma secondo quanto scriveva ieri Antonio Signorini, metà di queste risorse andrà ad alimentare un nuovo fondo ambientale che avrà certamente obiettivi favolosi. Insomma aumento le imposte per finanziare nuova spesa pubblica.

La nuova religione verde non permette, come il comunismo, deviazioni. Chi è contrario è nemico del popolo e cioè dell'ambiente.

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