Coronavirus

Teatri riaperti. Muti si schiera "Non si muore di solo Covid"

"Apriteli questi benedetti teatri. Non lo dico per me. Io la carriera l'ho fatta. Mi riferisco alla mancanza di cibo spirituale e culturale di cui soffriranno le generazioni future."

Teatri riaperti. Muti si schiera "Non si muore di solo Covid"

«Apriteli questi benedetti teatri. Non lo dico per me. Io la carriera l'ho fatta. Mi riferisco alla mancanza di cibo spirituale e culturale di cui soffriranno le generazioni future. Così portiamo il nostro Paese allo sbaraglio. Non si muore solo di fame e di Covid. L'assenza di cibo spirituale e culturale porta alla morte psichica, alla morte della società». È l'ennesimo appello del direttore d'orchestra Riccardo Muti, mercoledì al teatro Donizetti di Bergamo per registrare il concerto che andrà in streaming il 21 marzo sulla piattaforma di Bper Banca - sponsor dell'evento - quindi su quella del Ravenna Festival, l'organizzatore dei tre concerti (seguono Napoli e Palermo) di questa tournée in streaming, dunque una novità assoluta.

Sul palcoscenico, la Cherubini, l'orchestra di giovani che crescono nella bottega-Muti. E crescono nonostante le distanze fra i leggii, la rarefazione dei momenti d'incontro e di esibizioni pubbliche.

Siamo a Bergamo, la città che esattamente un anno fa conosceva momenti di un dolore crudele.

«Bergamo è il simbolo di questa tragedia e la nostra presenza vuole esprimere vicinanza alla città e a quanti soffrono per la pandemia. Era doveroso esserci e in particolare con la Sinfonia Eroica di Beethoven, partitura che abbiamo sempre eseguito nei luoghi e occasioni di tragedie e in situazioni drammatiche. Bergamo è poi fortemente musicale, basta fare i nomi di Gaetano Donizetti e di Gianandrea Gavazzeni».

Era il 1966 quando vi diresse per la prima volta.

«... un'orchestra di militari cecoslovacchi. Venni mandato qui per fare un po' di esercizio. Per muovere il braccio».

Lo dice con ironia.

«Suonare uno strumento musicale o cantare è difficile, ma muovere le braccia - e mima - no. Come diceva il mio maestro, fai così, muovi, e qualcosa succederà».

E accadde che l'anno dopo Lei vinse il Concorso Cantelli, quindi venne scoperto, quindi andò al Maggio. Per dire che l'esercizio funzionò.

«Ma attenzione. Esercitarsi muovendo il braccio non significa dirigere un'orchestra. Anche i somari possono battere il tempo. Altra cosa è fare musica muovendo il braccio».

Dopo questo tour italiano?

«Andrò in Giappone per l'Italian Opera Academy di Tokyo. Saranno tanti i ragazzi che con partitura e mascherina verranno al mio corso su Macbeth. Perché in Italia questo non si fa? Qualcuno ha forse dimostrato che è pericoloso stare seduti a tre metri di distanza?».

In compenso i teatri dovrebbero riaprire al pubblico dal 27 marzo.

«I teatri sono luoghi sicuri. La gente entra con mascherina, siede a distanza, durante lo spettacolo non parla. Dove sta il pericolo? Il vero rischio è un altro. Chiudendo cinema e teatri stiamo uccidendo una generazione da un punto di vista culturale. Il Paese vedrà le conseguenze di tutto questo in futuro perché quando hai perduto tempo in assenza di cultura poi non risali la china».

La cosa è risultata chiara a Spagna e Russia: sempre attive.

«Forse noi non siamo sufficientemente matador...».

Se dovesse scegliere un'opera che rispecchia questo periodo?

«Il comportamento di certi personaggi mi riporta ai Masnadieri di Giuseppe Verdi. Ma sottolineo: di certi personaggi perché fortunatamente non mancano persone in gamba».

A maggio porterà i Wiener a Ravenna, a Firenze e alla Scala di Milano. Il 19 giugno inaugura il Festival dell'Arena di Verona dirigendo (in forma di concerto) Aida. Poi?

«Dirigerò di nuovo i Wiener a Salisburgo nella Missa Brevis di Beethoven. E in settembre spero di inaugurare la stagione della Chicago Symphony, saranno trascorsi quasi due anni da quando l'orchestra non suona al completo, al momento c'è una stagione cameristica per fare in modo che i professori possano continuare a far musica anche se solo a piccoli gruppi».

Il sovrintendente Dominique Meyer ha suggerito di vaccinare prioritariamente gli artisti così da favorire la ripartenza dei teatri.

«Vorrei che tutti fossimo vaccinati il prima possibile come sta accadendo in Israele o Usa, non entro nel dibattito perché non è il mio campo, però siamo troppo lenti e ci sono troppe polemiche».

Lei è stato vaccinato?

«Farò il richiamo a fine aprile».

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