Televenditori si diventa

Artetivù lancia la prima "scuola". In aula 12 candidati selezionati tra centinai di candidati

Televenditori si diventa

Artetivù è cresciuta e ora comincia a fare "scuola". Nel vero senso del termine. Venerdì prossimo nella sede di Marcon (Venezia) partirà infatti il primo corso per televenditori. Televenditore: brutta parola, se usata come sinonimo di imbonitore un po' ciarlatano); bellissima definizione, se declinata nei termini dell'appassionato che fa divulgazione con occhio attento al mercato. E Willy Montini, demiurgo di questa nuova scommessa di Artetivù, come sempre ci mette la faccia: 12 candidati selezionati in base al curriculum per otto venerdì di seguito seguiranno le sue lezioni di televendita che però, ancor prima, saranno lezioni d'arte; o meglio, di amore per l'arte. Un corso gratuito (teoprico e pratico) finanziato dalla regione Veneto con tanto di attestato finale. Il tutto rispettando la filosofia di Artetivù, uno spazio dedicato all’arte moderna e contemporanea, una piattaforma dove artisti, curatori e collezionisti possono incontrarsi e confrontarsi. "Chi sono" quelli di Aretivù lo spiegano loro stessi su proprio sito: "Uno spazio fisico di 1800 mq. di superficie, con soffitti alti 11 metri, e numeroseme differenti possibilità di allestimento per l’organizzazione di mostre ed eventi. E poi magazzini e caveau attrezzati per la custodia di opere d’arte, studi fotografici e studi televisivi dotati di regia, sala montaggio e centralino". Un'azienda sempre al passo con i tempi, e spesso in anticipi su di essi: "Uno spazio virtuale, ormai consolidato dopo anni di trasmissioni in diretta nazionale, di presentazione di opere d’arte su canali televisivi digitali terrestri e satellitari. Un palinsesto ricco di appuntamenti lin diretta dedicati ai grandi maestri dell’arte ed ai giovani talenti contemporanei, ma anche di contributi filmati, rubriche periodiche e produzione documentaria specializzata".

Ma Artetivù è anche un luogo di sperimentazione e ricerca con corsi di formazione professionale, laboratori (vedi Artetivù Lab), stages, conferenze ed incontri dedicati e aperti a chiunque abbia interesse, e soprattutto passione, per l’arte moderna e contemporanea in tutte le sue forme ed espressioni. Dietro le quinte uno staff giovane, intraprendente ed appassionato che guarda negli occhi Willy Montini, la cui vita «sottosopra» ricorda un po' quella del padre. Con gli stessi due punti fermi: l'amore per l'arte e quello per la famiglia. Due sentimenti che nell'esistenza di Gigi Montini si sono fusi nella stessa materia, come acqua e sale in un mare tumultuoso di passioni. Gigi Montini era un amante dei bei quadri che lui respirava, toccava e presentava su una grande emittente, con uno stile e una preparazione lontani anni luce dai li toni urlati ci certi suoi attuali "colleghi". «Sottosopra» (Statale 11 Editrice) è il titolo che i figli di Gigi - Martina e Willy - hanno dato a un libro che rappresenta il testamento umano e spirituale di Gigi. Un «lascito» morale di cui Willy ha fatto tesoro, seguendo al meglio le orme professionali paterne e realizzando un'impresa che oggi sarebbe l'orgoglio di Gigi. Questa impresa si chiama appunto Artetivù e ha in Willy il suo moto perpetuo. Durante le dirette lui lo ricorda spesso: «Il babbo, Gigi, mi portava con sé alle mostre d'arte moderna, negli studi dei pittori: Gentilini con le sue sabbie, Schifano, che buffo!, Guttuso, Santomaso, De Chirico, e anche Gallà, quanto mi piaceva star lì e vedere il ritratto che nasceva, Barni, Scanavino, Alinari, Buscioni, Xavier Bueno, così dolce, e la Biennale di Venezia. Quanto stupore, che divertimento!». Un divertimento che ormai da 20 anni, per Willy, è anche un duro lavoro, senza però che smettesse mai di rimanere divertimento. E quando noi - drogati di televendire artistiche - seguiamo oggi le trasmissioni condotte da Willy, riconosciamo in alcuni suoi atteggiamenti gli stessi tratti garbatamente istrionici che furono di Gigi. Per tutti quelli che lo hanno amato (o semplicemente stimato), «Sottosopra» regalerà emozioni tutte da sfogliare.

«I ricordi che ho di mio padre - scrive nella presentazione la figlia Martina - sono sbiaditi e legati purtroppo solo alla mia infanzia, quando per me scriveva favole di animali e disegnava paesaggi con personaggi di ogni tipo, quando insieme ci inventavamo delle storie, giocavamo e cantavamo. Non abbiamo avuto molto tempo da passare insieme, per parlare, conoscerci, ridere, piangere e crescere, ma rileggere le sue parole e riguardare i suoi disegni è sempre stato un modo per sentirlo ogni giorno vicino a me, per capire che lui è in tutto ciò che mi circonda.

Questo libro è una buona occasione per ricordare un uomo speciale che, in un modo o nell'altro, ha lasciato qualcosa a tutti coloro che l'hanno incontrato e per me è anche un'occasione per conoscerlo».

Un segno poetico da lasciare nella sabbia del cuore. Perchè forse è vero - come scriveva Gigi - che: «Io ho le dita, tu hai le dita... Tutti gli uomini hanno le dita. Quando muore l'uomo parlano le dita».

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