Coronavirus

Tempi, produzione e immunità: cosa sappiamo sul vaccino anti Covid-19

Dai tempi necessari alla produzione, fino alla durata della protezione. Ecco cosa sappiamo sul vaccino anti Covid-19

Tempi, produzione e immunità: cosa sappiamo sul vaccino anti Covid-19

I ricercatori di tutto il mondo stanno correndo contro il tempo, per cercare di mettere a punto il vaccino contro il nuovo coronavirus. Qualche giorno fa, l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha comunicato la presenza di "oltre 120 progetti di sviluppo di vaccini contro Covid-19". E molti di questi "hanno iniziato a essere sperimentati sull'uomo, a volte perché già pensati per Mers o Sars". Ma il problema non è solo quello di trovare un vaccino efficace, che in ogni caso deve possedere tutti i criteri di sicurezza, ma anche "produrne abbastanza per tutta la popolazione".

Le fasi per arrivare al vaccino

"Accelerare non significa che possiamo saltare qualche passaggio", ha precisato l'Oms. La produzione di un nuovo vaccino segue diverse fasi di svilupp, che richiedono tempi molto lunghi, che possono arrivare anche ai 10 anni. Inizialmente si effettuano sperimentazioni precliniche, effettuate in vitro, in base alle quali è possibile identificare la componente del microrganismo in grado di stimolare il sistema immunitario nel modo più efficace.

Una volta terminato questo passaggio, si passa alla sperimentazione clinica, che si suddivide in 4 fasi, come spiega l'Istituto superiore di sanità: le prime 3 precedono l'autorizzazione all'immissione del farmaco in commercio, mentre l'ultima viene effettuata quando il vaccino è già sul mercato. Negli studi di fase 1, "il vaccino viene testato su un numero limitato di persone (alcune decine) per valutarne la tollerabilità, intesa come la frequenza e la gravità degli effetti collaterali del vaccino", mentre nella fase 2 il gruppo di studio si allarga anche a centinaia di persone, che ricevono il potenziale antitodoto in dosi diverse. In questo modo, i ricercatori possono studiarne gli effetti, sia per quanto riguarda la tossicità, che per la capacità di indurre una risposta immunitaria. Negli studi di fase 3, invece, ci si rivolge a migliaia di volontari: in questo caso, i soggetti sottoposti al candidato vaccino vengono confrontati con altri sottoposti a un placebo, per una valutazione più profonda. Dopo aver verificato il rispetto degli standard richiesti, il produttore chiede alle autorità competenti (in Italia è l'Aifa) l'autorizzazione per commercializzare il farmaco. Una volta approvata la richiesta, inizia la fase 4, che ha "l’obiettivo di verificare l’efficacia e la sicurezza del vaccino nelle sue reali condizioni d’uso, di valutarne l’utilizzo in particolari sottogruppi di popolazioni e condizioni patologiche (per esempio in corso di malattie del sistema immunitario che potrebbero modificare l’efficacia e la sicurezza del vaccino) e il rapporto costo-beneficio rispetto alla malattia e/o ad altri vaccini".

Da una fase all'altra possono passare dei mesi, che danno tempo ai ricercatori di analizzare tutti i dati, e l'intero procedimento può durare anche diversi anni. Per trovare il vaccino contro il Covid-19, però, è iniziata una corsa contro il tempo.

Il dubbio sull'immunità

Anche se gli scienziati dovessero riuscire a completare in tempi brevi tutte le fasi per la commercializzazione di un vaccino contro il nuovo coronavirus, potrebbe non bastare. Il virologo e immunologo americano Robert Gallo, co-scopritore dell'Hiv come causa dell'Aids, ha detto a SkyTg24: "Credo che saremo esposti ad altri ceppi del virus e temo che l'immunità generata dal vaccino non sia duratura, perché ravvisiamo analogie tra i peplomeri di questo virus e quelli dell'Hiv. E gli anticorpi nel caso dell'Hiv non sono duraturi". Per questo, ha ammesso la possibilità di "contrarre il virus una seconda volta, a meno che l'immunità ottenuta dalla prima infezione non riesca a rispondere a tutte le varianti del virus e a meno che l'immunità non sia duratura. Se l'immunità fosse duratura, cosa che non possiamo sapere, e fosse ampia e comprendesse tutte le varianti del virus, allora non lo contrarremo di nuovo, ma non credo sia molto probabile".

Quando arriverà l'antidoto?

Sulle tempistiche dello sviluppo del vaccino non si hanno ancora notizie certe e gli esperti che si esprimono a riguardo non concordano. "Auspichiamo che il vaccino contro Covid-19 arrivi il prima possibile, e la ricerca globale sta facendo uno sforzo senza precedenti- ha precisato il ministro della Salute, Roberto Speranza, in audizione alla Commissione d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti sulla gestione dei rifiuti legata all'emergenza Covid-19- Ma non c'è scritto da nessuna parte che c'è una data certa per il vaccino. Quindi fino ad allora dobbiamo tenerci pronti per una eventuale seconda ondata". "Non arriverà prima del 2021", aveva rivelato alla Stampa Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità (Css). Sulla stessa linea anche Nicola Magrini, direttore generale dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) che, nel corso di una conferenza stampa all'Iss, aveva rivelato: "Il tempo ragionevole per pensare a un vaccino è la primavera-estate prossima, non penso che per settembre ci sarà alcun vaccino disponibile anche contando risultati molto buoni di fase 1 che testano la sicurezza in volontari sani".

È ancora troppo presto per capire quando arriverà il vaccino anti Covid-19, ma i tempi lunghi solitamente necessari alla scoperta e alla produzione di un antidoto contro le malattie fanno pensare che se ne riparlerà nel 2021.

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