Cronache

La tentazione di Conte: "App Immuni obbligatoria"

Il premier Giuseppe Conte sarebbe tentato, riporta La Stampa, di rendere obbligatoria l'App Immuni per accedere a trasporti e ristoranti. E i dati rimarranno registrati fino al 2021

La tentazione di Conte: "App Immuni obbligatoria"

Tracciamento: sta lì la chiave per contenere i contagi e scongiurare un nuovo lockdown generalizzato. Ma, di fatto, con la curva epidemiologica in salita il contact tracing non sta funzionando come dovrebbe. Così, dietro un dpcm attendista che di fatto cambia poco le carte in tavola, secondo La Stampa, il premier Giuseppe Conte sarebbe tentato dal rendere obbligatorio scaricare l’App Immuni.

Il flop dell'App Immuni

Il 10 ottobre scorso come riporta Adnkronos, con la seconda ondata ormai ufficiale, erano 8,1 milioni le persone residenti in Italia ad aver scaricato l’App Immuni per monitorare eventuali contatti con persone risultate positive al coronavirus. Oltre 1,4 milioni in una sola settimana. Il 21% degli smarphone presenti in Italia, percentuale dalla quale sono esclusi i minori di 14 anni, e che corrisponde al 15% dell’intera popolazione italiana maggiore di 14 anni. Una progressione che aveva fatto ben sperare gli esperti. Poi, dopo la paura a caldo dell'aumento esponenziale dei contagi, qualcosa si è inceppato. Per il consulente del ministero della Salute Walter Ricciardi e il virologo Andrea Crisanti, il contact tracing non sta funzionando come dovrebbe. E nonostante il pressing di una campagna pubblicitaria che ha fatto aumentare di molto i download, la maggior parte degli italiani sono ancora restii a scaricare l’app. Una diffidenza rafforzata anche dall'inadeguatezza di molte Asl a gestire le segnalazioni di casi positivi.

La tentazione di Conte: Immuni per entare al ristorante

Ci sarebbe il flop del tracciamento, dietro all'potesi al vaglio del governo di rendere obbligatoria l'App Immuni per usare i mezzi pubblici o per entrare al ristorante. Già sabato scorso 17 ottobre il capo politico del M5S Vito Crimi era uscito allo scoperto, anticipando l'potesi al vaglio di palazzo Chigi: "Occorre potenziare l’utilità di Immuni, rendendola obbligatoria per l’accesso a determinati luoghi o servizi e verificando che tutto il sistema sanitario sia in grado di sfruttarne le potenzialità". Nel mirino ci sarebbero trasporti pubblici, locali, bar e ristoranti. É qui che si concentrerebbero maggiormente le paure degli esperti dopo le scene di assembramento e l’impossibilità di garantire un limite di capienza.

Le Asl devono segnalare i contagi su Immuni

Ristoranti, locali e mezzi di trasporto sono luoghi dove secondo il premier Conte per accedere sarà necessario scaricare l'App Immuni. Il punto è capire come farlo, viste le complicate implicazioni sulla privacy e i dubbi di costituzionali di un'eventuale obbligatorietà. Intanto, un primo passo è contenuto già nel decreto firmato domenica 18 ottobre 2020 in cui si rende obbligatoria la registrazione dei codici delle persone positive da parte delle Asl. "Al fine di rendere più efficace il contact tracing attraverso l'utilizzo dell'App Immuni, è fatto obbligo all'operatore sanitario del Dipartimento di prevenzione della azienda sanitaria locale, accedendo al sistema centrale di Immuni, di caricare il codice chiave in presenza di un caso di positività", si legge al punto 9 all'art. 1 del Dpcm del 18 ottobre.

Dpcm 18 ottobre

Il nodo privacy

Ma se per il Dpcm del 7 ottobre il mancato utilizzo dell'applicazione "non comporterebbe alcuna conseguenza pregiudizievole e sarebbe assicurato il rispetto del principio di parità di trattamento", c'è un altro dettaglio a lasciare qualche dubbio sulla questione privacy. Infatti, il decreto legge 125 stabilisce che i dati dell'App Immuni rimarranno registrati dalle Asl oltre il 31 dicembre 2020, anche per tutto il 2021. Non solo. L'applicazione della norma è retroattiva. Di conseguenza i dati da maggio 2020 (da quando Immuni è attiva) rimarranno registrati fino alla fine del 2021. "L'utilizzo dell'applicazione e della piattaforma, - si legge nel decreto - nonché ogni trattamento di dati personali effettuato ai sensi del presente articolo sono interrotti alla data di cessazione delle esigenze di protezione e prevenzione sanitaria, legate alla diffusione del COVID-19 anche a carattere transfrontaliero, individuata con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del ministro della Salute, e comunque entro il 31 dicembre 2021, ed entro la medesima data tutti i dati personali trattati devono essere cancellati o resi definitivamente anonimi".

E se lo smartphone non è abilitato a scaricare l'App?

Se Immuni diventerà obbligatoria nel prossimo dpcm non esploderà solo la polemica sul nodo privacy. Per chi ha ancora un telefono di vecchia generazione sarà proprio impossibile scaricarla. Di fatto molti italiani saranno tagliati fuori dalla possibilità di contribuire al tracciamento del contagio. È il caso di chi usa iPhone 6 (in vendita dal 2014) o modelli antecedenti: questi dispositivi Apple non sono abilitati perché non aggiornabili alla versione più recente del sistema operativo (iOS 13.5). Per non parlare dei vari modelli di dispositivi Huawei su cui Immuni non funziona. E la lista degli altri smartphone non abilitati non è corta.

Forde prima di impedire a qualcuno di salire su un bus o di uscire a cena se non ha scaricato la app bisognerebbe prima assicurarsi che abbia un telefono che gli permetta di farlo.

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