Terrorismo, coniugi arrestati: "Volevamo andare in Siria per aiutare i bimbi, non l'Isis"

I sei arrestati per terrorismo giovedì scorso si difendono davanti al gip: "Le minacce? Fanfaronate al telefono"

Terrorismo, coniugi arrestati: "Volevamo andare in Siria per aiutare i bimbi, non l'Isis"

"Volevamo andare in Siria per aiutare i bambini colpiti dalle guerre, non per arruolarci nell’Isis". Sono queste le parole che Abderrahim Moutaharrik e sua moglie Salma Bencharki hanno detto i due al gip che li interrogava dopo l'arresto di giovedì scorso perché sospettati di terrorismo.

"I miei assistiti hanno spiegato ai magistrati che sono cresciuti in Italia e non vorrebbero mai fare seriamente del male a nessuno", ha spiegato il loro legale, l'avvocato Francesco Pesce. "Le cose che ho detto le ho dette per rabbia", avrebbe aggiunto il campione di kickboxing, "Le guerre sono terribili e fanno più vittime tra chi non c’entra. Non mi farei mai saltare in aria, non farei mai del male a gente con cui sono cresciuto".

Anche l'altro arrestato, Abderrahmane Khachia, nega di aver mai voluto fare attentati: "Non volevo fare del male a nessuno, le mie erano solo fanfaronate al telefono", si è difeso nell'interrogatorio di garanzia. Il ventitreenne marocchino "è caduto in una situazione di cui non capisce nè la gravità nè l’importanza, ma non ha commesso nessun reato e non è un pericolo per la società", ha assicurato l’avvocato Luca Bauccio che lo difende, "Non abbiamo nessun elemento fattuale contro di lui. Agiamo in un contesto epocale che rende i sospetti dei colpevoli. Ha soltanto fatto delle affermazioni esagerate, è un ragazzo fanfarone e superficiale che e stato trasformato in un terrorista. Le sue sono espressioni generiche, iperboliche che non traducevano un suo pensiero.

È un ragazzo di 23 anni, che beve, fuma le canne e non faceva nulla in concreto che corrisponda alla figura del terrorista. Sono sconcertato e angosciato è più facile difendere un fanatico islamico che un ragazzo che non c’entra nulla".

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