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Mix, mascherine e stato d'emergenza: la zuffa dei virologi

C'è chi vorrebbe toglierle subito e chi invece predica prudenza e pazienza per il mantenimento delle mascherine anche all'aperto. "Non capisco la fretta di toglierle..." Caos virologico anche sui vaccini

Mix, mascherine e stato d'emergenza: la zuffa dei virologi

Mascherine si, mascherine no? Sta diventando il nuovo tormentone (anche politico) di questi ultimi giorni. Complice l'estate che avanza, lo stare all'aria aperta e la bassa circolazione del virus la tendenza sarebbe quella di toglierle, almeno nei luoghi non chiusi. Dall'altro lato c'è lo spettro della variante Delta, la più pericolose tra le mutazioni che il Covid ha fatto finora. Cosa fare, quindi?

"Toglierle? Non lo capisco..."

"Io sinceramente non capisco bene il razionale, non capisco la fretta di togliere le mascherine. Siamo stati per 16 mesi con queste protezioni sul viso, in fondo". Mario Clerici, docente di immunologia dell'università degli Studi di Milano e direttore scientifico della Fondazione Don Gnocchi, aspetterebbe ancora. "Non vorrei che ufficializzando lo stop alle mascherine passasse il messaggio del 'liberi tutti'. Magari non siamo ancora pronti - afferma ad AdnKronos - se si va al mare già tutti girano senza". Se è vero che la percentuale dei vaccinati comincia ad essere molto alta ed i raggi solari, in questo periodo dell'anno, riescono ad inattivare il virus in pochi secondi (qui il nostro approfondimento), sarebbe logico pensare ad una sospensione all'aperto dell'uso delle mascherine, come lo stesso Prof. Clerici ammette. Però, per l'immunologo, è bene mantenere ancora una linea cautelativa. "Ma, come al solito, visto che ci muoviamo su un crinale di massima cautela, perché non aspettare ormai fino a settembre-ottobre per decretare lo stop? Sarebbe per avere più vaccinati con due dosi".

"Il virus è in letargo"

In realtà, il Prof. Clerici si "smentisce" da solo: il suo timore è legato principalmente all'idea che togliere le mascherine possa significare che la pandemia è finita ma non che, in questo periodo storico, non sia giusto toglierle. In Gran Bretagna, dove la variante Delta sta diventando sempre più diffusa, "essenzialmente le infezioni si stanno concentrando in un'area dove la percentuale di vaccinati è più bassa e la verità è che se hai fatto due dosi di vaccino hai una protezione pressoché perfetta - ha dichiarato - Io mi sentirei sicuro anche oggi a uscire senza mascherina, però non vorrei che scattasse un liberi tutti". Più sereno il Prof. Zangrillo, che ospite ad "Un giorno da pecora" su Radio Rai, ha fatto il punto sulla situazione epidemiologica come abbiamo riportato con questo articolo. "Oggi il virus è in letargo", affrontando poi l'argomento mascherine che "all'aperto non hanno alcun senso". Un comportamento che Alberto Zangrillo stigmatizza perché "non ci porta a quella consapevolezza, a quell’equilibrio mentale e psicologico dell’evidenza, dell’obiettività, dell’informazione corretta. Senza questa informazione corretta saremo tutti un popolo di beoti che segue chi la spara più grossa".

"Toglierle subito", "Usate la mascherina"

La pensa diversamente Matteo Bassetti, direttore della clinica di malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova, che come abbiamo scritto sul giornale.it, ritiene che "andrebbero tolte subito, non ha più senso tenerle". Parafrasando un famoso detto, si potrebbe dire "virologo che vai, risposta che trovi": per Massimo Galli, direttore del dipartimento Malattie Infettive dell'ospedale Sacco di Milano, eliminare l'obbligo di mascherina all'aperto "mi sembra stia diventando un altro di quei tormentoni di contenuto più che altro politico, per accattivarsi un pò di simpatie di qua o di là", afferma a SkyTg24, sottolineando come fin quando la situazione epidemiologica non si sarà stabilizzata, "usate la mascherina, soprattutto in ambiti di affollamento. È un sacrificio minimo che comunque aiuta a ridurre la circolazione del virus. Non dico in spiaggia piuttosto che al ristorante, ma in situazioni affollate, anche all'aperto, vale la pena di ricordare che è sicuro che ci aiuti".

Prevale, però, la linea del buon senso. "La mascherina all'aperto si può togliere, con saggezza, quando siamo distanti dagli altri, rimettendola quando ci sono persone vicine. È uno strumento utile e non va demonizzata, perché ci serve ancora". A dirlo all'Adnkronos Salute il virologo Giovanni Maga, direttore dell'l'Istituto di genetica molecolare del Cnr di Pavia favorevole, con prudenza, ad un'eventuale abolizione dell"obbligo all'aperto, come ha fatto la Francia dove da oggi è possibile girare per strada senza. "La mascherina all'aperto - continua Maga - serve soltanto quando si è a stretto contatto con altre persone. Sappiamo che il rischio di contagio all'aperto è molto basso, sappiamo che quando si è fuori si tende ad essere più dispersi. Però, in tutti quei casi in cui ci sia un'aggregazione significativa, anche all'aperto in questo momento la mascherina la terrei. Fino a quando avremo una circolazione di virus abbastanza significativa, seppure in calo, resterei prudente".

Nessuna linea comune anche sui vaccini

Ma quella delle mascherine non è che la punta dell'iceberg del disaccordo tra virologi, epidemiologi ed immunologi: come abbiamo descritto in questo articolo di Francesca Galici, il mix vaccinale ha mandato in tilt gli esperti. Va fatto o no? Cos'è meglio? Tra i più dubbiosi sull'effettiva validità della vaccinazione eterologa c'è Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali. "Si potevano aspettare più dati dagli studi in corso. Capisco che siamo in 'guerra' contro il Covid, ma certe scelte hanno poi delle conseguenze. Mi sembra un parere tirato per i capelli", ha affermato. Ha un punto di vista diverso, ma non opposto, Andrea Crisanti. Il direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell'Università di Padova, intervistato ai microfoni di "Un giorno da pecora", dice che "non ci sono dal punto di vista teorico, immunologico e biochimico elementi che fanno ritenere che il mix sia dannoso". Ancora diverso è il punto di vista di Pierluigi Lopalco, epidemiologo e assessore alla Sanità della Regione Puglia: "In emergenza purtroppo bisogna anche prendere decisioni di politica sanitarie basate su evidenze deboli (non assenti). Non possono essere applicate in pandemia le stesse regole della gestione ordinaria della sanità". Secondo l'assessore è fondamentae la corretta comunicazione a ogni livello per "spiegare bene al cittadino il perché di certe scelte" sui vaccini.

Super favorevole Bassetti, per il quale "è corretto cambiare se si modificano le evidenze scientifiche", più "politico" Pregliasco che afferma come gli "elementi scientifici ci sono. Altre nazioni lo hanno fatto, ci sono i dati".

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