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Il politicamente corretto messo fuori dai Giochi

ene così. Bocciate le autocandidature poco olimpiche, rispedite ai mittenti pressioni figlie del politicamente corretto tanto di moda in quest'epoca confusa.

Il politicamente corretto messo fuori dai Giochi

Bene così. Bocciate le autocandidature poco olimpiche, rispedite ai mittenti pressioni figlie del politicamente corretto tanto di moda in quest'epoca confusa. Il bianco e il nero sono i colori che da sempre separano chi troppo ha avuto e chi troppo poco, sono i colori delle infinite ingiustizie che mai sarà possibile sanare e cancellare completamente. Ma qui c'era di mezzo il tricolore, null'altro. Paola Egonu, la fuoriclasse azzurra del volley, atleta di colore autocandidatasi nei giorni scorsi e subito miele per certa politica, aveva e ha molto per reggere il vessillo tricolore e del politicamente corretto assieme, ma non aveva conquistato l'oro ai Giochi, cioè la grandezza a cinque cerchi che salvo rare e passate eccezioni ha sempre guidato la nomina del portabandiera. La scelta libera del presidente Malagò ha chiuso fuori dalla porta il pensiero unico e certe pressioni. Tanto più che il Coni aveva già aperto, e con larghissimo e giusto anticipo rispetto ai tempi, a un Italia rappresentata da un grande atleta di colore. Era successo nel 2000, Giochi di Sydney, bandiera al fuoriclasse del basket Carlton Myers. Quanto alle donne, da una vita il nostro sport è metà maschio e metà femmina, da una vita non ha bisogno di quote rosa e ci emoziona se a rappresentarci sono Simeoni, Vezzali, Pellegrini. Malagò e il Coni con due vice presidenti donne, Silvia Salis e Claudia Giordani, hanno fatto la scelta più semplice e naturale e quindi rivoluzionaria: una donna, Jessica, e un uomo Elia. Assieme. Entrambi con l'oro al collo, entrambi simboli per le proprie terre, Emilia Romagna e Veneto. Certo, nei giorni scorsi il politicamente corretto avrebbe voluto Paola Egonu, simbolo d'integrazione e icona Lgbt, ma il politicamente corretto è arrivato in ritardo. L'Italia dei portabandiera aveva già anticipato tutto, da Myers alle donne. E poi, citando Filippo Tortu quando anni fa gli chiesero della vittoria delle sue compagne della staffetta femminile tutta di colore, «davvero? Di colore?» aveva risposto «non me ne ero accorto», ecco, anche il Coni ieri non si è accorto e non ha dato peso. Ha seguito l'oro. E il tricolore.

L'integrazione più bella.

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