Torino, la cacciano di casa per aver fatto una figlia con senegalese

La donna, che viveva in un appartamento di proprietà del padre, non avrebbe ceduto al ricatto: ““Tu e la bimba va bene, lui no”

Torino, la cacciano di casa per aver fatto una figlia con senegalese

Torino - Ha suscitato discussioni e dibattito la vicenda che ha visto come protagonisti un’insegnante di lingue di 38 anni, il suo compagno senegalese 34enne Maurice Bathia, la piccola Marie Elena, nata dalla loro unione ed i genitori della donna.

La coppia si era incontrata per la prima volta due anni fa, in occasione di un concerto promosso da Emergency; dopo la conoscenza arriva la frequentazione assidua ed infine, dal loro legame, nasce Marie Elena. Ed è da questo momento che si origina la frattura insanabile tra l’insegnante e la sua famiglia.

I suoi genitori infatti, proprietari dell’appartamento in cui l’insegnante viveva in piazza Massaua, dopo la notizia del parto le hanno impedito di farvi ritorno insieme al compagno di colore, come riportato dalla “Stampa”: “Tu e la bimba va bene, lui no, vuole solo sfruttare i nostri beni, vuole i nostri soldi”.

Quindi, una volta lasciato l’ospedale e rifiutato di accettare le condizioni impostele, la donna si è vista costretta a trovare un altro alloggio per sé e per la sua nuova famiglia, accettando l’ospitalità di alcuni amici. Tuttavia non si pente della scelta fatta: “Ma indietro non torno, anche se tutta questa situazione mi fa soffrire molto, mi ha sconvolto”. L’insegnante racconta che le prime difficoltà in famiglia per lei sono state immediate, fin dal momento in cui aveva cercato di presentare in casa il nuovo compagno; l’opposizione più forte, continua a raccontare la donna, sarebbe arrivata dal padre: “Sai che non condivido, non mi piacciono le persone di colore, hanno una cultura diversa dalla nostra…Vedrai ne approfitterà economicamente”. A causa di questa ostilità la coppia aveva attraversato un momento di crisi e di allontanamento, ora ormai superato, come racconta la stessa insegnante: “Per un po’ ci eravamo anche allontanati. Io ero un po’ disorientata, forse spaventata. Ma poi siamo tornati insieme e ora vogliamo una nostra vita”.

Maurice, giunto in Italia 4 anni orsono ed ora impegnato in una cooperativa di Vercelli come mediatore culturale con altri extracomunitari, non è particolarmente stupito di quello che reputa come un episodio di razzismo nei suoi confronti. Stavolta però, la questione è più delicata: “Qui si tratta di mia figlia e a lei non rinuncio. Io non ho mai approfittato di nessuno, non sono un delinquente, sono onesto e sono fiero di quello che faccio. Dai genitori della mia compagna non ho mai visto un soldo, tutto quello che abbiamo fatto è stato affrontato con i nostri sforzi e possiamo andare avanti così. Da loro mi aspettavo che le stessero vicino almeno moralmente e fisicamente”.

La porta, comunque non viene chiusa in modo definitivo dal 34enne, che manda

un messaggio alla famiglia dell’insegnante: “Sono pronto per incontrare e parlare ai genitori della mia compagna, ma non sono disposto a rinunciare alla mia bambina che è frutto dell’amore e di nient’altro”.

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