Questa è un’estate torrida e un po’ affannata per gli italiani. E sotto il sole ad essere a secco non sono tanto i fiumi, quanto piuttosto i conti in banca. Insomma se l’anticiclone Drago artiglia alla gola, lo spread, la crisi e le tasse artigliano il portafoglio. Risultato? Saltano le ferie. Per carità già dall’anno scorso il 10% degli italiani non era più in grado di ficcare le pinne in valigia e di andarsene al mare. Però spiegano gli esperti, vedi Antonio Lo Iacono presidente della Società italiana di psicologia, gli anni scorsi esisteva una «vergogna da ferie mancate». In molti si tappavano persino in casa fingendo di essere andati via...
Adesso il fenomeno è diventato talmente diffuso che è scattata l’«accettazione sociale » anzi, c’è una certa forma di solidarietà diffusa.
Per usare le parole di Lo Iacono: «Autenticità e responsabilità. In pratica, dover risparmiare e quindi rinunciare a qualcosa è diventato di nuovo un dovere, come ai tempi della guerra». Detto in soldoni: «Mal comune mezzo gaudio ».
Un mal comune che si è subito trasformato in musica, anche prima che se ne accorgessero i sociologi.
Sì, perché i tormentoni musicali di questa estate senza ombrellone sono proprio dedicati a chi resta a casa.
Tra i primi ad arrivare in discoteca e in radio Resto a Roma (me conviene) . Ad idearlo Maurizio Paniconi, Alessandro Tirocchi e Morgana Giovannetti, un terzetto romano che imperversa sulle frequenze capitoline di Radio Globo. Il tema musicale è quello di Endless Summer, per intenderci l’inno degli europei di calcio , nel video “ufficiale” si concede una fantastica comparsata anche Carlo Verdone, ma quello che conta sono le parole: « Per l’estate che se fà/ mare, sole e relax/ vado a Cuba a rimorchià/ o a Ibiza a ballà/ lascia sta,non se po fà/c’ho il lavoro che non va / la benzina sta a aumentà/ devo solo risparmià... pure l’Imu da pagà... Resto a Roma ». Ecco sdoganata la vacanza mancata anche perché con quel che resta nel portafoglio la canzone spiega esattamente quello che ci si può permettere: « E se vado a Ostia Beach... no ce so stata l’anno scorso... A Torvaianica da mi socera? O capito... È una vacanza mica na punizione... A Nettuno da mi madre? Me tocca dormì con mi nonna... ».
E dove non arrivano i ragazzi terribili di Radio Globo arriva Checco Zalone che sta furoreggiando su YouTube e in radio con La cacada . Se il testo non si risparmia nulla quanto a trash è innegabile che ci sia anche una pesante vena antifiscale: « bueno l’estate è arrivada/ te presiento la nueva ballada/ ha un ritmo davvero originale/ ed è la prima a sfuendo sociale/ porquè io penso che è nesessario/ fare qualcosa por le casse dell’erario/e voglio dire a ragazzi e alle ragazze/ bisogna pagare le tasse/ si tiene la barca (va dichiarada)/ la robba de marca (va dichiarada)/ la macchina de lusso (va dichiarada)/ la dinera dell’incasso (va dichiarada)/ la quenta in svizzera (va dichiarada)/ la vacanza esotica (va dichiarada)... ».
E dichiara dichiara il risultato è inevitabile secondo lo Zalone versione cantautore: « Esta è l’estate dell’austerità/e por chi il significaido non lo sa/ io espiego en modo claro il consetto/ è un estate a culo stretto/ se avevi la ferrari fatte la panda/ se avevi la villa al mare fatte la tienda/ se avevi lo yacth fatte il gommone/ se avevi la mignotta fatte un raspone...» . Se poi il Checco nazionalpopolare vi sembra che ci vada giù troppo pesante, soprattutto a parolacce, in rete potete trovarne a decine di canzonette da crisi. Si parte dal Ballo dello spread degli Italians ( «Un chilo di patate ormai si compra a rate... il sole me lo prendo sul balcone con mammà »a Mario facce campà di ’Nduccio ( «Il povero sparagna... il ricco invece magna... » ). Insomma non saranno al livello della famosa I need a Dollar di Aloe Blacc, la canzone dalle belle sonorità blues che spopolava in Usa nei momenti più duri della crisi, si sa noi italiani siamo caciaroni e preferiamo i ritmi da tarantella, però le canzoni ci sono arrivate prima che ci arrivassero i politici o i sociologi. Non è un estate semplice, quindi tanto vale prenderla sul ridere per consolarsi un poco. Il problema è che uno la prende sul ridere il primo anno, poi le noterelle allegre della radio non bastano più...
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