LA TRAFORMAZIONE DEL MONDO DEL CREDITO

Dalle filiali a smartphone e tablet; gli italiani hanno sempre più la loro banca in tasca. L'ondata del web 2.0 ha permesso a famiglie e imprese di fruire della larga parte dei servizi di credito non più soltanto dal computer di casa o dell'ufficio, come accadde a inizio millennio con l'avvento dell'Internet banking, ma dovunque si trovino. Il tutto con costi di gestione ridotti all'osso ( in alcuni casi azzerati) e l'unico vincolo di disporre di una connessione al web e delle app dedicate.

Uno tsunami tecnologico che, dopo aver cambiato le abitudini del risparmiatore (sono in continuo calo le persone che si recano in filiale per svolgere operazioni di base, come ordinare un bonifico o saldare le bollette di casa), promette di stravolgere le mansioni dei 300mila addetti del settore e il loro contratto nazionale. Riducendo ulteriormente il numero delle filiali delle banche tradizionali e trasformando definitivamente i bancari da «cassieri» in «consulenti» per gli investimenti o altri prodotti a valore aggiunto come i mutui. Insomma dopo l'avvento dei servizi online e della multicanalità - di cui sono stati a vario titolo pionieri Fineco, Banca Mediolanum, Ing Direct, Webank e IwBank - e format che hanno rivoluzionato lo stesso concetto di filiale come CheBanca! di Mediobanca o Widiba, la neonata creatura digitale del Monte Paschi - la prospettiva è fare tutto dall'oggetto che gli italiani amano di più: il telefonino.

A renderlo possibile sono una serie di app e servizi di nuova concezione, a partire dai cosiddetti wallet (portafogli) di carte di credito pensati per l'e-commerce e la tecnologia Nfc che (acronimo di near field communication) che trasforma i cellulari in versatili mezzi di pagamento in grado di dialogare con il conto corrente. In pratica le tessere di plastica fanno assomigliare i portafogli a dei panini imbottiti sembrano avere i giorni contati: le banche stanno dematerializzando le carte di pagamento (credito e debito) e le caricano sulla sim del cellulare.

A quel punto per completare una spesa è sufficiente avvicinare il telefono (8 milioni quelli dotati di antenna Nfc) ai pos di nuova generazione di cui si stanno dotando negozi e supermercati: i punti abilitati, stima Compass sono già arrivati a quota 150mila contro i 25mila censiti a fine 2012, su un totale di 2 milioni. Impartito l'ordine al pos con il cellulare, tutto procede come quando si striscia una carta di plastica: il pos invia la richiesta all'istituto di credito che la processa e quindi manda conferma della transazione sia alla cassa sia al cellulare tramite sms. Tutto quindi avviene con lo stesso livello di sicurezza di quando si ricorre alle carte tradizionali e per le spese superiori a 25 euro è necessario un codice segreto.

Mediolanum è stata la prima a lanciare il servizio su larga scala ma hanno progetti in corso anche Mediobanca con Compass, Unicredit, Intesa Sanpaolo, Bnl, Ubi, Banco Popolare e Cariparma. Di certo per le banche è un modo per intercettare i «micropagamenti», che di norma sfuggono alle carte tradizionali, e quindi incassare commissioni. E rappresenta quindi un'ulteriore modalità per andare a caccia di nuovi clienti, cui offrire poi servizi a valore aggiunto nell'ambito del più ampio sforzo messo in atto dagli istituti di credito per ritrovare margini e redditività. Su questo si innesta inoltre già l'ulteriore sfida di traslocare la carta di credito dematerializzata dalla sim al cloud, la «nuvola». Come ricorda una ricerca su scala europea condotta da Ing Direct, i vantaggi di un maggior ricorso alla Rete sono peraltro bidirezionali.

Se da un lato le banche aumentano la redditività e ampliano i canali di marketing, dall'altro lato la clientela, grazie al mobile banking, ha un maggiore controllo sul proprio denaro (situazione confermata dall'83% degli italiani) migliorando la gestione delle finanze pagando in tempo le bollette ed evitando gli sconfinamenti di conto.

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