Economia

La trappola nascosta dietro al taglio ai vitalizi

La trappola nascosta dietro al taglio ai vitalizi

Alla ricerca del recupero di popolarità il Movimento 5 Stelle, presenta il provvedimento per il taglio dei vitalizi, elaborato da Riccardo Fraccaro, ministro dei Rapporti con il Parlamento. Comporterà un risparmio di 18 milioni annui, pertanto non risolve il gigantesco problema della povertà che riguarda 1,8 milioni di famiglie, di cui 500mila composte di immigrati e cinque milioni di persone (un terzo immigrate).

Il taglio dei vitalizi, atto simbolico di lotta ai privilegi, è degno di approvazione non come espressione di giustizialismo ma come politica di spending review, sino ad ora poco praticata. Non potendo contare sul taglio dei vitalizi per finanziare il reddito di cittadinanza M5s propone quello delle pensioni d'oro, definendo come tali quelle sopra i 4-5mila euro netti mensili. Il risparmio di spesa sarebbe di 300-500 milioni: una cifra esigua rispetto al finanziamento del reddito di cittadinanza, che costa molti miliardi.

Ma nel Dna di questi progetti dei 5 Stelle di «lotta al privilegio» c'è un baco pericoloso: il criterio principale per il taglio non consiste nel fatto che l'importo della pensione sia immeritato - rispetto ai contributi versati e al lavoro fatto - ma nel fatto che il beneficio sia grande o piccolo. Le pensioni vanno tagliate di più se sono più alte, mentre le piccole vanno preservate: il merito allora non conta.

Non progetto del ministro Fraccaro non si fa riferimento al lavoro svolto dal parlamentare. Chi in aula e nelle commissioni è sistematicamente assente viene considerato come quelli che hanno lavorato. I parlamentari che hanno disertato le sedute e hanno fatto gli affari loro, o quelli del partito, avranno una pensione eguale a quella di chi ha fatto bene il proprio dovere. Mentre il taglio dei vitalizi dei rappresentanti dei cittadini nel parlamento nazionale (o in quelli regionali e locali) ha un significato simbolico positivo quando riguarda somme immeritate, il messaggio che si dà quando il taglio è commisurato alla dimensione della pensione, indipendentemente dal merito, è pessimo.

Ma se i trattamenti di quiescenza sopra un certo importo mensile possono essere tagliati retroattivamente, non accadrà che il taglio venga attuato in futuro? Magari per chi è in pensione e per chi ha diritto ad andarci? Magari per importi di tremila euro mensili o meno? E solo perché lo Stato ha bisogno di fondi per finanziare altre spese? La retroattività, per le pensioni, è una brutta bestia..

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