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Trent'anni dopo il Muro c'è il pericolo social-statalista

Trent'anni dopo il Muro c'è il pericolo social-statalista

Oggi più che mai l'Italia è il Paese dei paradossi. E così a trent'anni esatti dal crollo del muro di Berlino, che avrebbe dovuto segnare la fine definitiva di ogni socialismo reale o surreale che sia, ci troviamo dinanzi al varo di un governo composto da una forza di sinistra classica (il Pd, in larga misura erede del Pci togliattiano) e da una forza che interpreta la nuova estrema sinistra, perché i Cinquestelle rappresentano un populismo che accoglie in sé varie forme di egualitarismo, assistenzialismo, ecologismo radicale e altre follie.

In larga misura, si tratta di un equivoco. Quando un anno fa i grillini vinsero le elezioni si presentarono infatti con un profilo che voleva evitare l'antica contrapposizione destra-sinistra, e fu questo che permise loro di allearsi con il nuovo nazionalismo di Matteo Salvini e di sposarne perfino la linea dura in tema di immigrazione. Ma oggi è fatale che, dovendo scaricare i leghisti, i vari Fico e Di Battista tornino alle loro parole d'ordine di sempre e rispolverino l'antico castrismo.

Non è senza significato, a tale proposito, che le difficili consultazioni ai «tavoli tecnici» non siano apparse per nulla complicate ogni volta che si sono affrontate le questioni economiche. Ciò che in effetti unisce le due anime del nuovo esecutivo in costruzione è la vocazione assistenziale e paternalistica. Ci aspettano, quindi, interventi pubblici perfino più disastrosi di quelli che hanno caratterizzato il governo SalviniDi Maio.

Il risultato è che se nel 1989 crollava il muro che divideva in due la Germania, oggi un inedito muro a Roma lo stanno costruendo i nuovi alleati di sinistra ed estrema sinistra, che a dispetto della fine delle ideologie s'apprestano a rilanciare le solite ricette: tutte a base di spesa pubblica, redditi di cittadinanza, tasse sempre più alte.

L'Italia non è un Paese di sinistra, anche se ci sono consistenti dosi di statalismo in ogni formazione politica. Pur non essendo di sinistra, oggi si trova però ad avere il governo più socialista d'Europa a causa delle ambiguità e dell'opportunismo dei Cinquestelle, che dopo avere intercettato consensi di ogni tipo hanno scelto, alla fine, di caratterizzarsi quale forza rigorosamente schierata con logiche redistributive, centraliste, avverse alla globalizzazione.

A questo punto non soltanto sono archiviate le speranze (per Lombardia e Veneto) di ottenere una qualche autonomia, ma c'è davvero da nutrire serie preoccupazioni sui conti pubblici.

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