Scena del crimine

"Tritata dall'Uomo nero. Vi racconto cosa è successo a Sonia Marra"

Sonia Marra è scomparsa il 16 novembre 2006: Alvaro Fiorucci ne ha raccontato la storia partendo da alcune intercettazioni brutali poi ritrattate

"Tritata dall'Uomo nero. Vi racconto cosa è successo a Sonia Marra"

L’hanno tritata”. Ha inizio con un’agghiacciante intercettazione il libro “L’uomo nero” del giornalista Alvaro Fiorucci (Morlacchi editore). E questa intercettazione, al centro di una complessa storia di spaccio di stupefacenti, riguarda un seminarista che parla con un sacerdote: il sacerdote pone delle domande al seminarista, che fa riferimento a una ragazza, al suo omicidio, alla distruzione del suo corpo.

La ragazza in questione parrebbe essere Sonia Marra, all’epoca della sua scomparsa 25enne, che sparì da Perugia un giorno di novembre 2006. Sonia era di Specchia, in provincia di Lecce, ma viveva in Umbria per ragioni di studio, nello specifico all’istituto di Teologia di Perugia, dove tra l’altro lavorava come volontaria in segreteria. Era una giovane tranquilla, tutta casa, studio e lavoro. Poche amicizie e un paio di relazioni con coetanei: uno è l’ex fidanzato e l’altro è Umberto Bindella, unico indagato poi risultato estraneo e assolto per l’omicidio e la soppressione del cadavere.

E allora che cosa è accaduto a Sonia? A Specchia c’è una famiglia che aspetta la verità, una famiglia che dal primo momento non ha creduto all’allontanamento volontario e ha capito che a Sonia era accaduto qualcosa di molto brutto. “L’hanno buttata, quello è un modo per non farla ritrovare più! Quella non la ritroveranno mai”, dice ancora il seminarista nell’intercettazione riportata da Fiorucci. Ma poi il seminarista si rimangia tutto e anche il sacerdote. Il secondo afferma che di non sapere nulla, di aver posto solo delle domande. Il primo di essersi voluto rivalere su qualche membro della gerarchia ecclesiastica. Tutto falso quindi, stando ai diretti interessati. E il mistero continua.

Umberto Bindella
Umberto Bindella

Fiorucci, cos’ha di peculiare la vicenda della scomparsa di Sonia Marra?

“È un paradigma di come a volte un caso giudiziario, in questo caso un caso irrisolto, può finire sulle montagne russe, soprattutto per una serie di fattori tecnici”.

Cioè?

“È un’inchiesta che è passata di mano da 4 sostituti procuratori, 2 diverse corti che dovevano pronunciarsi sull’unico indagato della vicenda poi prosciolto e assolto in Cassazione. È stato un delitto senza movente, senza arma del delitto, senza scena del crimine e senza il corpo della persona uccisa. Perché Sonia Marra è stata sicuramente uccisa: è l’unica cosa certa stabilita dalla Corte di Cassazione, che del resto ha detto chiaramente che l’‘Uomo nero’, visto entrare e uscire dall’appartamento di Sonia il giorno della scomparsa, non era Umberto Bindella”.

Ma c’è anche molto altro.

“Altre persone sono state viste con la giovane ma non sono state identificate. C’è anche un movente che cambia in corsa: il movente iniziale era una reazione a una gravidanza non voluta, ma poi è cambiato e Sonia è stata immaginata come una stalker del ragazzo, perché voleva con lui una relazione più stretta (e l'ipotesi diventò quindi quella di un omicidio involontario, accidentale, ndr). Gli indizi su Bindella erano oggettivamente pochi e aveva un alibi che ha retto, tanto che è stato assolto da ogni accusa: non avrebbe avuto il tempo materiale per uccidere e nascondere il cadavere di Sonia”.

Quanto ha influito il periodo “storico” di riferimento nei rallentamenti giudiziari, per via di altri casi nella zona di Perugia?

“Ha avuto una sua importanza, perché probabilmente è mancata quella pressione dell’opinione pubblica che avrebbe potuto aiutare nella ricerca della verità. L’opinione pubblica è stata distratta dalla vicenda, successiva di un anno, dell’omicidio di Meredith Kercher”.

L'Uomo nero di Alvaro Fiorucci
L'Uomo nero di Alvaro Fiorucci

La pista religiosa fu accantonata. Fu giusto così o poteva rivelare qualche dettaglio importante?

“La pista ecclesiastica è stata sempre definita da tutti, pm e giudici, una favola metropolitana. Però c’è una curiosità: la pista nasce da un informatore dei carabinieri che indica il possibile coinvolgimento di un giovane sacerdote in questa vicenda. Ma quel giovane sacerdote era lo stesso su cui si vociferava in ambienti ecclesiastici. È curioso che non si sia sviscerato il perché di questa voce su un sacerdote che frequentava il medesimo piccolo ambiente nel quale si è spesa la breve vita perugina di Sonia Marra”.

Ovvero?

“È una fetta di città del diametro di 5 chilometri massimo, dove hanno vissuto diversi soggetti, ecclesiastici e laici, e tutto ruota intorno alla scuola di Teologia dove Sonia faceva da segretaria. Tra le voci alcune contraddizioni emerse, alcune singolari coincidenze potevano spingere a un approfondimento maggiore, soprattutto alla luce di quella intercettazione telefonica che pubblico nelle prime pagine del libro e che è di ben 5 anni dopo la scomparsa di Sonia. Le intercettazioni riguardano presunti reati da codice penale, ovvero lo spaccio e il traffico di droga. Si può ipotizzare che Sonia abbia visto e sentito cose che non doveva vedere e sentire”.

Quindi è per questo che è stata uccisa Sonia?

“È un’ipotesi per me valida. Sonia aveva un giro di amicizie molto piccolo, non frequentava nessun ambiente: o era a casa a Specchia con la famiglia, o nel suo appartamento o nell’istituto di Teologia. Ma all’università aveva un paio di amiche e un rapporto abbastanza aperto con una suora. Il problema è che non si riesce a capire quale sia il movente: non c’è la scena del crimine, di certo non è stata uccisa nella sua abitazione. Le vicende dello spaccio si sono incrociate con l’ambiente frequentato da Sonia Marra ma non hanno nulla a che fare con la sua scomparsa e quindi col suo omicidio”.

Quanto ha aiutato “Chi l’ha visto?” nella vicenda attraverso le segnalazioni?

“L’ho sentito affermare dall’avvocato dalla famiglia: la vicinanza e l’insistenza di ‘Chi l’ha visto?’ sono state utili perché, se non ci fosse stato neppure il pungolo della trasmissione, tutto si sarebbe ancor più rallentato e si sarebbe perso del tempo forse prezioso”.

Anna Marra
Anna Marra

Nel libro vengono esposti fatti, intercettazioni, storie. Ma lei che idea personale si è fatta sull’uomo nero che cita nel titolo?

“L’uomo nero è un soggetto che aveva le chiavi dell’abitazione di Sonia Marra o era riuscito in qualche modo a impossessarsene e che è entrato nell’appartamento per prendere qualcosa che avrebbe potuto ricondurre a lui”.

Abbiamo speranze di scoprire la verità?

“A questo punto credo che l’unica possibilità sia che qualcuno che sa - e da come ho seguito la storia persone che sanno sono più d'una. Questa persona potrebbe liberarsi di un fardello sulla coscienza e almeno in forma anonima potrebbe far ritrovare alla famiglia i resti di Sonia Marra, in modo che le sia data un’adeguata sepoltura, una tomba dove i parenti possano portare un fiore e recitare una preghiera”.

Come mai ha scelto di ospitare nel capitolo finale le parole di Anna Marra, sorella di Sonia?

“Sono convinto che chi ha il diritto e il dovere di parlare ancora di Sonia è la sua famiglia.

È stata una scelta di scrittura: ho lasciato per ultima la voce narrante della famiglia”.

Commenti