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Tutte le panZANe del ddl omofobia

Ma davvero il ddl Zan vuol soltanto tutelare la comunità Lgbt e i "generi" esistenti dall'odio o dentro il provvedimento ci sono degli articoli che nascondono delle insidie?

Tutte le panZANe del ddl omofobia

Ma davvero il ddl Zan vuol soltanto tutelare la comunità Lgbt e i «generi» esistenti dall'odio o dentro il provvedimento, già emendato in alcuni punti rispetto al testo originale, che tra l'altro prevedevano come pena una sorta di libertà condizionata, la sospensione della patente e di alcune libertà civili, ci sono degli articoli che nascondono delle insidie? Per smontare le panZan(e) è meglio analizzare gli articoli più contraddittori, partendo dai numeri della presunta emergenza: per il Viminale, tra il 2010 e il 2019 ci sono stati 294 crimini o discorsi d'odio associati all'orientamento sessuale. Quelli legati alla religione sono stati 402...

Sesso e genere

L'articolo 1 divide il sesso dal genere (secondo la dottrina ufficiale del mondo omosessuale sono appunto almeno una dozzina) e parla di «identità di genere» come percepita, indipendentemente da una transizione sessuale compiuta. Molti generi sono fluidi, ma oltre al genere esiste uno spettro di «orientamento sessuale» a sua volta mutevole perché può non coincidere con il genere. Quindi una persona «poliamorosa», che ha relazioni con più persone, può essere un transgender - quindi una persona che non si riconosce nel concetto binario di uomo-donna ma non ancora transessuale, cioè può non aver scelto cosa vuole essere. Basti pensare che secondo la legge per identità di genere si intende «l'identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall'aver concluso un percorso di transizione». Per la serie oggi sono un transessuale, domani mi sento un transgender, dopodomani chissà. Una confusione dove è facile cadere vittima di affermazioni che suonino come «omofobe» senza volerlo essere. Quindi, la volontà di tutelare diritti e dignità degli omosessuali spalanca le porte al cosiddetto self-id, una specie di autodichiarazione di genere unilaterale, che in Gran Bretagna si fa all'anagrafe e che il 94% degli inglesi ha bocciato di recente (sondaggio del Times di giugno 2020) dopo alcuni casi limite, come detenuti trans spediti in carceri femminili che hanno violentato delle detenute.

Il giallo disabilità

Mentre i caregiver lamentano di essere rimasti senza ristori e il tema della disabilità - che interessa 7,5 milioni di famiglie - è stato spezzettato in mille rivoli nel Pnrr, nel ddl Zan è spuntato all'articolo 2 l'accostamento delle «persone con disabilità» come aggravanti all'articolo 604-bis. Ma la discriminazione delle persone con disabilità trova già pieno accoglimento nella legge 67 del 2006, il coordinamento con la famosa legge 104 del 1992 e le altre norme di tutela, senza contare che di disabilità si parla anche nella legge sul femminicidio introdotta nel 2018. Siamo di fronte a uno sfruttamento indebito della disabilità, perché come da Costituzione vigente il legislatore dovrebbe rimuovere ogni ostacolo all'accessibilità nel mondo del lavoro e della scuola. Peraltro agli atti non risulta che alcuna associazione sia finora stata chiamata né mai abbia espresso alcun parere.

Il gender nelle scuole

Il riconoscimento della «Giornata nazionale contro l'omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia» prevede anche «cerimonie, incontri e ogni altra iniziativa utile» anche nelle scuole (tutte) «nel rispetto del piano triennale dell'offerta formativa e del patto educativo di corresponsabilità». Ma è giusto parlare di sessualità in una scuola materna? O davanti a degli alunni delle elementari? E chi sarebbe autorizzato? Il caso recente del Lazio e le polemiche scoppiate dopo il vademecum sui bagni no gender a scuola dimostrano che il tema, al netto di polemiche politiche, divide l'opinione pubblica e necessita di una formulazione più stringente.

Legge liberticida

L'articolo 4 è uno dei più contestati. Si legge: «Ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni (...) purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti». Basta vedere cosa è successo dopo le affermazioni di Fedez lo scorso Primo Maggio.

Anzi, chi ha osato e osa dissentire rispetto al ddl Zan è oggetto di aggressione e di odio. Sarà ancora lecito dire che un bambino ha diritto a una mamma e un papà o che l'utero in affitto è una pratica spregevole senza rischiare di finire nei guai? La domanda che agita la Conferenza episcopale italiana è semplice: chi cita l'Antico Testamento nei versetti dove si prevede la morte e l'ira per i sodomiti (Levitico 20,13) istiga alla violenza? Se le Bibbie andranno al rogo, cosa succederà a molte canzoni di Fedez?

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