Cronache

Uccide l'ex compagna con 30 coltellate davanti al figlio: "Ora non gli parlerà più male di me"

Il delitto è avvenuto nel Riminese dopo un litigio sulla gestione del piccolo di cinque mesi. L'uomo, 47 anni, è stato arrestato per omicidio volontario aggravato

Uccide l'ex compagna con 30 coltellate davanti al figlio: "Ora non gli parlerà più male di me"

Trenta coltellate inferte in totale. Così Cristina Peroni, 33 anni, è morta ammazzata il 25 giugno nella casa di via Rastelli a Bellariva (Rimini). L'arrestato per omicidio volontario aggravato è l'ex compagno, il 47enne Simone Benedetto Vultaggio. Il tutto davanti agli occhi del figlio di appena 5 mesi.

La 33enne aveva deciso di lasciare il compagno dopo che i rapporti tra i due si erano deteriorati, pare a causa della sfrenata gelosia di lui. Secondo quanto ricostruito dalla polizia, la giovane sarebbe stata uccisa in seguito a una discussione scaturita da pregressi dissidi relativi alla gestione del bambino che il padre non vedeva da qualche tempo. Durante l'interrogatorio Vultaggio si è avvalso della facoltà di non rispondere. Le sue uniche parole sarebbero state: "Cristina non me lo fa nemmeno tenere in braccio", riferendosi al loro bambino di 5 mesi.

La ricostruzione del delitto

Il piccolo era proprio lì, presente durante l'omicidio della madre. Un fendente alla giugulare, altri su petto, braccia e fianchi. Cristina presentava anche degli ematomi sul capo. Secondo il medico legale si tratta di ecchimosi dovute a un mattarello di legno, che potrebbe essere stato usato dal presunto killer per stordire la vittima prima di accoltellarla.

Quando i poliziotti sono arrivati sul luogo del delitto si sono trovati davanti all'uomo, seduto nella sala da pranzo, completamente imbrattato di sangue. Il corpo martoriato della donna era riverso a terra all'interno della camera da letto. Nell'altra stanza il piccolo.

"Non gli parlerà più male di me"

Da alcuni accertamenti è venuto fuori che era seguito dal centro di salute mentale di Rimini. Il magistrato ha disposto i test tossicologici sull'uomo per capire se fosse o meno sotto l’effetto di sostanze stupefacenti quando si è consumato l’omicidio della convivente. Secondo il racconto dei vicini, dopo l'omicidio l'uomo sarebbe uscito in strada sporco di sangue e avrebbe detto: "Il bambino sta bene. Ora lei non potrà più parlargli male di me".

Il piccolo al momento è stato affidato ai servizi sociali.

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