Un assalto al Parlamento in grande stile. Questa la risposta dei nazionalisti ucraini alla decisione del presidente Petro Poroshenko di far approvare alcune modifiche costituzionali per concedere maggiore autonomia alle regioni russofone dell'est del Paese. Negli scontri violenti è morto un militare e ci sono almeno novanta feriti, per la maggior parte agenti di polizia e uomini della guardia nazionale. Il ministro dell'Interno Arsen Avakov ha riferito che i militanti del partito nazionalista Svoboda hanno fatto esplodere alcuni ordigni, provocando un bagno di sangue. Ma gli incidenti erano nell'aria già nella mattinata di ieri, quando alcuni deputati del partito radicale hanno occupato la tribuna del parlamento per impedire il voto, mentre all'esterno i paramilitari del gruppo di estrema destra Pravi Sektor bloccavano le auto sulla strada che conduce alla Rada. Il capo della polizia di Kiev ha annunciato che almeno trenta manifestanti sono stati arrestati, tra cui anche l'ultrà che avrebbe lanciato la granata contro le forze dell'ordine.
La seduta parlamentare è stata quindi movimentata, ma la maggioranza dei deputati (226 sì e 87 no) ha votato a favore del progetto di riforma costituzionale, fortemente caldeggiato dalle potenze occidentali e parte integrante degli accordi di «Minsk 2», firmati lo scorso febbraio per porre fine al conflitto nel Donbass. Adesso la bozza dovrà passare in seconda lettura con una maggioranza qualificata ed entrare in vigore entro la fine dell'anno per rispettare la road map dell'intesa di pace. D'altronde, la scorsa settimana, nel vertice trilaterale di Berlino, Francia e Germania hanno detto chiaro e tondo al presidente ucraino che l'Europa è pronta a riconoscere un'ampia autonomia al Donbass e ad accettare una figura di compromesso per la leadership. I colloqui non sono stati molto graditi da Poroshenko, il quale ha ribadito alla cancelliera Angela Merkel e al presidente Francois Hollande che gli emendamenti alla costituzione sottoposti al Parlamento rappresentano già il massimo delle concessioni. Il presidente ucraino deve infatti fare i conti con l'opposizione nazionalista, pronta alla guerra totale con la Russia pur di non concedere più autonomia alle regioni russofone. E i timori di Poroshenko non erano poi così infondati, vista la reazione degli estremisti e le difficoltà ad approvare senza traumi delle riforme improrogabili.
«Siamo qui per applicare gli accordi di Minsk, non per metterli in discussione», aveva detto la Merkel al presidente ucraino, il quale ha riconosciuto che non esistono alternative a quell'intesa.
Se Kiev seguirà la strada delle riforme, è molto probabile che l'Europa chieda anche a Mosca delle concessioni, come annullare le elezioni nel Donbass e sostituire la leadership nelle repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk. E l'occasione potrebbe arrivare già nel prossimo vertice tra i ministri degli Esteri di Francia, Germania, Russia e Ucraina annunciato dal Cremlino entro metà settembre.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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