Cronache

"Credevamo fosse gay". Uccidono il bambino: scatta la pena di morte

La vicenda ha scosso profondamente gli Stati Uniti, per la brutalità delle torture inferte al piccolo dai genitori; la testimonianza dei fratelli inchioda i carnefici, ergastolo per lei condanna a morte per lui

"Credevamo fosse gay". Uccidono il bambino: scatta la pena di morte

È rimasto immobile, assieme alla compagna, ad ascoltare la sentenza che li condannava: lui alla pena di morte, lei a passare il resto della vita in prigione. Entrambi imputati nell'assassinio (definito durante il processo “oltre l'animalesco”) del figlio di 8 anni della donna, Gabriel Fernandez, punito perché la coppia credeva fosse gay.
Il giudice della Corte Superiore della contea di Los Angeles, George Lomeli, ha augurato alla coppia di risvegliarsi per il resto della loro vita nel cuore della notte e pensare alle ferite che hanno inflitto al piccolo. “Posso solo desiderare... che il rimorso vi torturi”. E così la quarantanovenne Pearl Fernandez è stata condannata a concludere la sua esistenza in carcere, mentre il suo fidanzato trentasettenne Isauro Aguirre alla pena capitale.

Il bambino, secondo la ricostruzione fatta in aula della brutale vicenda, è stato ripetutamente picchiato, ridotto alla fame, legato e rinchiuso in un armadietto. I due, poi, gli hanno sparato con una pistola e hanno poi fatto a pezzi il corpicino. Un omicidio terribile, arrivato alla conclusione di un’interminabile serie di sevizie: i medici legali hanno riferito che il ragazzo aveva anche il cranio fratturato, le costole rotte e ustioni in tutto il corpo.
”Una condotta orrenda e disumana e a dir poco malvagia”, ha sentenziato il giudice, “È al di là degli animali perché gli animali sanno come prendersi cura dei loro piccoli”.

Sono stati i fratelli di Gabriel a riferire agli inquirenti le testimonianze fondamentali per riuscire ad incriminare i due. Il movente dell’omicidio e degli abusi è la presunta omosessualità del piccolo Gabriel Fernandez.

Isauro è un vero mostro, per mesi ha costretto il bambino a mangiare il suo vomito e le sue feci, gli ha fatto indossare abiti e accessori da donna, gli ha spruzzato in faccia lo spray al peperoncino, gli ha sparato ripetutamente in volto con una pistola a pallini e lo ha bruciato con le sigarette, tutto questo con accanto la madre di Gabriel.
Questo folle ha ammesso l’omicidio, ma ha negato le torture. Per fortuna però gli agenti hanno trovato le prove che incastrano lui e la compagna: sono dei messaggi dove i due parlavano di come torturare il piccolo e coprire gli abusi.

La maestra di prima elementare di Gabriel, Jennifer Garcia, ha pianto in lacrime davanti alla corte prima della condanna di giovedì, dicendo che lei pensa a lui ogni giorno e a come quel bambino volesse solo essere amato, come racconta il Daily Mail. ”Trovo conforto nel credere che ora sia in pace” ha detto Garcia.

“E so che, a differenza di lui, i suoi assassini non avranno mai pace, avranno una vita di sofferenza da sopportare; non sono la sola a sperare che loro provino lo stesso abuso che hanno inflitto al piccolo Gabriel”.

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