Coronavirus

"Il vaccino non lo facciamo": 300 sanitari ricorrono al Tar

A metà luglio la prima udienza al Tar per i professionisti sanitari lombardi che hanno fatto ricorso contro l'obbligo vaccinale

"Il vaccino non lo facciamo", 300 sanitari ricorrono al Tar

Medici e operatori sanitari sono sul piede di guerra contro l'obbligo vaccinale. Sono in aumento i sottoscrittori del ricorso dell'avvocato ligure Daniele Granara presentato al al Tar di Milano e di Brescia. L'obiettivo è quello di ottenere l'annullamento del provvedimento tramite la sospensione del decreto legge 44 che prevede, tra le altre cose, l'obbligo di somministrazione del vaccino anti-Covid per gli operatori sanitari.

I 300, che pare siano già diventati 500, sono "esercenti professioni sanitarie e operatori di interesse sanitario, che svolgono la loro attività nelle strutture sanitarie, sociosanitarie e socio-assistenziali, pubbliche e private, nelle farmacie, parafarmacie e negli studi professionali". Provengono da Milano, Brescia, Bergamo, Mantova e Cremona. Lo scrive Il giornale di Brescia, anticipando che la prima udienza è stata fissata per il prossimo 14 luglio. La norma che i sottoscriventi chiedono di sospendere, come spiega l'avvocato Granara, sarebbe "lesiva del diritto inviolabile di libertà di scelta, di prevenzione e di cura".

Gli operatori e i medici sottoscriventi operano in strutture ove risiedono o sono in cura persone rientranti nelle categorie fragili, per le quali il contagio da coronavirus potrebbe risultare pericoloso. Per questa ragione le autorità hanno ritenuto opportuno imporre l'obbligo vaccinale per i soggetti che lì lavorano, in modo tale da prevenire e ridurre il rischio di decesso per i soggetti maggiormente esposti a contagi maggiormente aggressivi da parte del coronavirus.

Tuttavia, i firmatari obiettano che "l'Italia è l'unico Paese dell'Unione europea a prevedere l'obbligatorietà per determinate categorie di soggetti della vaccinazione per la prevenzione della Sars-CoV-2". Il legale ci ha tenuto a specificare che la loro azione è tesa a sostenere il movimento no-vax ma è una battaglia "di democrazia". Nello specifico, l'avvocato Granara spiega che "Qui si obbliga una persona a correre un rischio altrimenti gli viene impedito di svolgere la professione".

Il ricorso è stato presentato lo scorso 22 giugno contro le Ats di Bergamo, Brescia, Val Padana e Montagna. Il gruppo ha già subito l'attacco di Roberto Burioni, che li ha definiti "irrecuperabili". "Perché non cambiano lavoro? Sarebbe meglio per tutti", ha chiesto il medico. Ma Roberto Burioni ha rincarato la dose e non solo ha criticato i firmatari del ricorso, ma ha invocatol'obbligo vaccinale per tutti: "Se come pare la variante delta ha un R0 tra 8 e 10 bisogna che la politica prenda seriamente e velocemente in considerazione l'obbligo vaccinale per tutti o si rischia grosso.

Il virus non è più quello che abbiamo conosciuto, è diventato molto più pericoloso".

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