Coronavirus

Il vaccino, il test e la "trappola". Ecco le tre "bombe" antivirus

Oggi, negli Stati Uniti, al primo essere umano sarà iniettata una dose di vaccino sperimentale contro il Covid-19, mentre in Cina, una sperimentazione sui primati verificherà l'efficacia di un test pilota. In Australia, invece, gli studiosi lavorano sulla "molecular clamp"

Il vaccino, il test e la "trappola". Ecco le tre "bombe" antivirus

Contro la diffusione del nuovo Covid-19 ognuno prova a fare la sua parte. E così, visto che la diffusione del nuovo virus riguarda ormai mezzo mondo, gli studiosi di diversi Paesi stanno cercando di trovare una soluzione per far fronte a questa malattia. Secondo quanto riportato da Dagospia, il Kaiser Permanente Washington Health Research di Seattle, nella giornata di oggi, dovrebbe inoculare la prima dose di vaccino sperimentale a un essere umano.

Il vaccino in America

In base a quanto ricostruito dal quotidiano, che cita l'Associated Press, la persona che si sottoporrà all'iniezione, è stata scelta da un gruppo di 45 volontari, giovani e sani. La sperimentazione è finanziata dal National Institutes of Health, anche se, in via ufficiale, sembra servirà un anno o 18 mesi per poter avviare un vaccino per una più ampia popolazione. Le dosi sono state sviluppate dall'istituto e da Moderna Inc e i partecipanti non rischiano di infettarsi con il coronavirus perché non lo contengono. L'obiettivo è quello di verificare l'assenza di eventuali effetti collaterali preoccupanti, aprendo così la strada a verifiche e test più approfonditi.

Lo studio australiano

E un altro passo avanti, in queste ore, sul fronte dello sviluppo di un vaccino per trattare o prevenire il Covid-19 lo sta facendo anche l'Australia, dove gli scienziati della Univeristy of Queensland sono ricorsi alla "molecular clamp", una tecnologia innovativa per neutralizzare le proprietà infettive del virus. Dopo aver sperimentato 250 diverse formulazioni, Paul Young, Keith Chappell e Trent Munr avrebbero optato per un vaccino di nome "S-Spike", testato su topi da laboratorio all'interno dello stesso ateneo. La prova è stata fatta in vista di sperimentazioni sull'uomo già nei prossimi mesi. L'obiettivo degli studiosi sembrerebbe quello di essere i primi al mondo a introdurre il vaccino sul mercato.

Il "molecular clamp"

"Un virus non è altro che un insieme di informazioni genetiche maligne, che hanno uno scopo nella vita: trovare un posto dove alloggiare e replicarsi", ha spiegato Chappel a The Australian. Come riportato dal quotidiano, la superficie del virus Covid-19 è irta di cosiddette "proteine a spillo", compresse come molle fino a quando si legano a una cellula ospite. La tecnologia utlizza un polipeptide creato in laboratorio (una sequenza di amminoacidi) per bloccare la proteina in posizione compressa e consentire al sistema immunitario di prenderla di mira prima che il virus abbia la possibilità di attivarsi. Così un adiuvante, o agente potenziante, verrebbe aggiunto al vaccino per stimolare la risposta immunitaria. Come spiegato dal quotidiano, mentre il progetto si sviluppa nel loro laboratorio e presso il Peter Doherty Institute for Infection and Immunity dell'università di Melbourne, gli studiosi starebbero già negoziando con l'autorità di regolamentazione del governo federale Therapeutic Goods Administratione e con lo European Medical Association.

Il test pilota in Cina

La Cina, intanto, dopo aver affrontato la diffusione del coronavirus per prima, ha lanciato un test pilota sui primati del potenziale vaccino mRNA, generalmente considerati più veloci da produrre dei vaccini tradizionali. A dichiararlo è stato il direttore della commissione per la Scienza e la Tecnologia di Shanghai, Zhang Quan, citato dal quotidiano China Daily. Il test pilota, ha spiegato il funzionario asiatico, si focalizzerà sulla tossicologia animale e sull'efficacia stessa del vaccino e si prevede che i test clinici partano già dalla metà di aprile.

Sempre secondo quanto riferito da Zhang, sarebbero registrati altri progressi sulla sperimentazione avviati sui topi, con la scoperta di un anticorpo specifico presente nei roditori, che potrebbe rivelarsi un'arma utile nella lotta contro il Covid-19.

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