Non è una rivincita dell'anno scorso. È solo il primo pezzo: Valentino Rossi che vince in Spagna, a Jerez, davanti a Lorenzo e Marquez, i congiurati che sei mesi fa gli hanno fatto perdere il titolo numero dieci. Lui in mezzo, sul podio. Gli altri uno a destra, uno a sinistra, ovvero secondo e terzo. Non si guardano, non si toccano, sorridono ciascuno da solo. Però Vale sorride con tutta Italia. Scendendo da quel podio dice: «Io più in alto di quei due? Godo».
La classifica generale dice l'opposto della classifica di Jerez: Marquez primo, Lorenzo secondo, Rossi terzo. Se lo giocheranno questi tre, il Mondiale. Due spagnoli e un italiano, due amici in grado l'anno scorso di decidere a tavolino e insieme le strategie per non far vincere il terzo, quello che corre da solo, ovvero Rossi. Una gara non sarà mai la vendetta del Mondiale passato, perché Valentino non corre più soltanto per correre. Corre per vincere tutto. Ovvero la classifica generale della MotoGp, quindi prendere il titolo numero dieci, ossia consegnare l'ultimo pezzo di se stesso alla storia dello sport. Lorenzo che rosica a fine gara e dice che se non fosse stato per le gomme avrebbe vinto lui è la dimostrazione che è ieri che il Mondiale è cominciato davvero.
Rossi ha vinto in una maniera diversa rispetto al solito. Alla Lorenzo, dicono tutti: in testa per 48 ore: pole position, prima curva davanti a tutti, ultimo rettilineo davanti a tutti. Più veloce, più preciso, più bravo. Quattro secondi di distacco in MotoGp sono molti. Sono una prova di forza, un'altra.
Rossi c'è è il motto di Guido Meda, urlato a fine gara. Rossi c'è sempre. Ci sarà, ancora. Davanti o accanto agli altri, pronto alla sfida, al duello, alla lotta perché certe cose non si dimenticano. La cattiveria degli altri,
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.