Scena del crimine

"Vanno su Plutone": chi sono i "predatori" che si mimetizzano tra di noi

Il volume "I predatori (tra noi)" di Gianluigi Nuzzi raccoglie i casi di cronaca più e meno noti di presunte violenze contro le donne: "Ci riguarda tutti"

"Vanno su Plutone": chi sono i "predatori" che si mimetizzano tra di noi

La scena è un segno della contemporaneità, della pandemia appena vissuta. C’è una diretta televisiva che si svolge sul balcone della casa di un giornalista. Questi ha contratto il Covid ma è suo dovere essere in onda: la troupe è stata accolta sul balcone dei vicini, in modo da annullare il rischio di contagio. Si trasmette, ma non è uno spettacolo, è informazione. Quel giornalista è Gianluigi Nuzzi e la diretta è quella di “Quarto Grado”.

Nei mesi della quarta ondata del coronavirus, Nuzzi ha mostrato cosa significhi dedizione al lavoro, cura per quei casi che di volta in volta raccontano di omicidi, stupri, persone scomparse. Ed è da questa dedizione, da questa cura, che nasce il volume “I predatori (tra noi) - Soldi, droga, stupri: la deriva barbarica degli italiani”, che il giornalista ha pubblicato con Rizzoli.

I predatori (tra noi)

Il libro è scritto in maniera dettagliata, in un linguaggio giornalistico semplice, in modo da arrivare a quante più persone possibili. Forse perché quello dei predatori è un rischio che riguarda gli italiani a vari livelli: se l’anagrafica delle sopravvissute ai presunti stupri raccoglie tra le sue fila donne molto giovani e in alcuni casi anche ragazze, anche le loro famiglie sono in qualche modo coinvolte, sia quelle d’origine che eventuali mariti o fidanzati. “Credo che il rischio dei predatori ci riguardi tutti - spiega Nuzzi a ilGiornale.it - Penso che i predatori siano mimetizzati laddove meno te lo aspetti, con una capacità di manipolazione e seduzione per far abbassare le difese e poi portare nella propria rete”.

Genovese, Di Fazio, Confalonieri e gli altri

Alberto Genovese di fronte al gup

Ma chi sono i predatori? Gianluigi Nuzzi racconta tre casi di cronaca recente che spesso sono state trattati anche a “Quarto Grado”, quelli che stanno vedendo come protagonisti tre uomini d’affari accusati di diversi abusi sessuali: Alberto Genovese, Antonio Di Fazio e Omar Confalonieri. Ma il libro fa anche di più: mette sotto la lente d’ingrandimento anche altre storie, forse meno conosciute, che riguardano il fenomeno dei predatori anche tra ragazzi giovanissimi, la cosiddetta Generazione Z.

Ma naturalmente Genovese, Di Fazio e Confalonieri sono in primo piano nel libro, anche perché le indagini che si sono svolte su questi tre uomini hanno generato un corposo apparato di documenti spesso digitali, come chat, fotografie e video salvati sui propri device. Il volume non risparmia dettagli: si racconta la storia di Genovese, di un possibile ciclo dell’abuso, di una presunta “violenza, condivisa o imposta” che “diventa il simbolo di perfezione e strada maestra per raggiungere il godimento”.

Ci sono i dialoghi, come quando Genovese parla delle ragazze dicendo: “Ma tu hai presente quando vanno su Plutone la prima volta che pippano?”. Ci sono le strategie, come Di Fazio che in Mercedes afferma di essere stato speronato da una Fiat 500, perché quando “si sente accusato adotta spesso la tattica di provare a ribaltare la situazione, attribuendo le proprie azioni a chi punta l'indice contro di lui”.

E non manca l’adattamento alla situazione di Confalonieri: “L'aver narcotizzato addirittura una coppia, in pieno giorno, in un locale pubblico, per poi rifugiarsi a casa loro senza considerare nemmeno la presenza di un bambino poco più che neonato, dimostra che Confalonieri non teme nulla, supera qualunque imprevisto”, scrive Nuzzi.

Il ruolo delle famiglie

Antonio Di Fazio

Quello che emerge da “I predatori (tra noi)” è che le storie di Genovese, Di Fazio e Confalonieri abbiano molto in comune, e mentre si legge il libro si finisce per chiedersi se le future evoluzioni giudiziarie di questi casi comporteranno dei cambiamenti nella percezione dell'opinione pubblica rispetto ai presunti reati che li coinvolgono. “È tutto in divenire - chiarisce Nuzzi - Anche se nel libro non affronto il lato giudiziario delle vicende, ma quello delle relazioni. Credo che le relazioni siano ampiamente compromesse, vadano risanate, bisogna imporsi sui rapporti nelle proprie famiglie, ampliando sempre più il dialogo tra genitori e figli. E credo che ci siano tanti tabù che questo libro cerca di infrangere”.

La rete degli affetti, amici o parenti che difendono e sostengono il presunto predatore, è molto presente nel volume. Per Genovese si tratta del suo socio storico, di una cugina, di vari collaboratori e amici. Per Di Fazio in particolare la sorella ma anche un amico che lavora nel mondo dello spettacolo. “Mettere la lente di ingrandimento sui rapporti psicologici e affettivi che sostengono i soggetti è rilevante - chiosa il giornalista - La capacità mimetica e manipolatoria è molto rilevante: per cui è normale che i parenti stretti vedano in questi soggetti la parte migliore, sana, di questi signori. Non mi sorprende che queste persone abbiano chi li sostiene. Mi sorprende quando gli stessi trovano delle complicità psicologiche e morali nel loro agire anche da parte di donne. Questo lo trovo devastante”.

“I predatori (tra noi)” e “Quarto Grado” hanno qualcosa in comune: il libro, come ogni puntata della trasmissione, racchiude una macroarea di presunti crimini, che danno la percezione su come le ipotesi di reato formulate in relazione ai grandi casi di cronaca non corrispondano a casi isolati ma a veri e propri fenomeni sociali.

“Sicuramente il rapporto tra uomo e donna è uno dei grandi temi sui quali si discute soprattutto nelle sue degenerazioni. Il legislatore ha fatto dei grandi sforzi, soprattutto con il Codice Rosso, implementando tutta la normativa a tutela della donna, seguendo i reati di violenze fisiche ma anche economiche, psicologiche”. Non a caso Nuzzi ha dedicato il volume a sua madre Emiliana e alle donne.

“C’è sicuramente un’attenzione rispetto a situazioni che sfociano negli epiloghi più abietti con i cosiddetti femminicidi. Ci sono degli uomini che non hanno considerazione delle donne, per la quali la donna è vista come una proprietà, come un’estensione. Quando una donna esce di casa, ha una sua autonomia, questo mette a repentaglio quell’idea un po’ primordiale di possesso che si riscontra ancora in certi uomini. Bisogna fare una strada ancora molto lunga: noi uomini dovremmo interrogarci ed emarginare i maschi che fanno queste cose. Il disprezzo che esprimono questi uomini nei confronti delle donne, io credo sia raccapricciante”.

Non solo Milano

Omar Confalonieri

"È una città senza speranza", si legge in una chat di Genovese riportata nel libro. A “Quarto grado” Carmelo Abbate ha invece esposto la sua teoria sulla deriva della borghesia meneghina che un tempo aveva fatto di alterigia e understatement la propria cifra stilistica. Ma i predatori non hanno una topografia limitata a Milano o al nord Italia, perché anche se questi casi sono i più noti, ce ne sono molti altri, un po’ dappertutto in Italia.

“I predatori, a seconda di dove agiscono, trovano metodi di mimetismo idonei - aggiunge Nuzzi - per raggiungere il proprio scopo. Se Alberto Genovese avesse fatto Terrazza Sentimento - che poi Sentimento è la prima violenza che compie, utilizzando una parola sana, per paludare, nascondere, le proprie intenzioni - in un’altra qualsiasi città di medie dimensioni della nostra provincia italiana sarebbe stato molto rumoroso. Quindi la capacità di mimetizzarsi si adegua e si modella a seconda della realtà in cui si vive. Credo che il problema dei predatori non sia purtroppo un problema di Milano, ma fortemente italiano”.

Non c’è quindi un segmento geografico ben preciso tra i predatori, ma neppure anagrafico. “C’è anche una differenza anagrafica - conclude il giornalista - Ci sono quelli che io chiamo velociraptor, giovanissimi che si mettono d’accordo in branco per colpire coetanee e che usano strumenti di facile reperibilità, come benzodiazepine presenti in diversi cassetti delle medicine delle famiglie italiane. C’è una diffusione silente e crescente dell’uso di questi farmaci. E poi ci sono quelli che la droga dello stupro se la fanno mandare dall’Olanda. Ho parlato con la Guardia di Finanza di Linate, che mi ha detto che sequestrano quantità considerevoli di Ghb che arriva per posta, magari nascoste in uova di Pasqua o libri.

Queste droghe colpiscono la capacità di intendere e di volere dei soggetti”.

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