Cronache

Venaria, il sindaco grillino butta i fiori dei caduti della Repubblica Sociale

A Venaria "non c’è spazio per questi rigurgiti nostalgici". Così il sindaco grillino butta i fiori deposti ai piedi dell'ossario dei caduti della Repubblica Sociale Italiana

Venaria, il sindaco grillino butta i fiori dei caduti della Repubblica Sociale

Per i fascisti non non c’è spazio neppure al camposanto. Questo, in estrema sintesi, è il ragionamento che ha spinto Roberto Falcone, sindaco grillino di Venaria Reale, in provincia di Torino, a mandare al macero decine di mazzi di fiori. Mercoledì scorso si è presentato nel cimitero monumentale della città con un drappello di vigili urbani ed ha mondato la lapide dei caduti della Repubblica Sociale dagli omaggi floreali lasciati, in occasione dell’anniversario della marcia su Roma, dagli attivisti di CasaPound Italia.

A raccontare l’accaduto sulla sua pagina Facebook è stato proprio il primo cittadino, chiarendo che “a Venaria non accettiamo azioni in ricordo di eventi riconducibili al periodo più buio e nefasto della nostra nazione”. Per questo “stamattina sono andato di persona a rimuovere i fiori deposti da Casapound in ricordo del 28 ottobre 1922”. Perché, si legge ancora, “Venaria è città di martiri e di Resistenza” e “non c’è spazio per questi rigurgiti nostalgici”.

La reazione del coordinatore provinciale delle tartarughe frecciate, Matteo Rossini, è arrivata a tempo di record. Il gesto del sindaco? “È una pagliacciata”. In città, attacca Rossini, “ci sono strade dissestate, zone dove sono avvenute aggressioni, spazi completamente abbandonati” ma “la priorità di questa amministrazione è l’antifascismo”.

Insomma, prosegue l’esponente del movimento guidato da Gianluca Iannone, “il Movimento Cinque Stelle si mostra ogni giorno di più per quello che è: il braccio istituzionale di antagonisti e centri sociali”. La replica contiene anche una precisazione: “I fiori sono stati posti per ricordare i caduti venariesi della Repubblica Sociale Italiana e non, come è stato insinuato, per commemorare la marcia su Roma”.

Ed a proposito delle accuse di “nostalgismo” mosse dal primo cittadino, Rossini è tranchant: “Gli unici nostalgici siete voi che, nel 2018, vivete ancora come fossimo nel ‘45”.

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