Cronache

Una ventina di magistrati e 5 anni di processo per l'uccisione di un piccione

Un caso emblematico di lungaggini e malfunzionamento della giustizia al tribunale di Milano

Una ventina di magistrati e 5 anni di processo per l'uccisione di un piccione

Ben 18 magistrati interessati e quasi 5 anni di processo (che ancora non è finito) per l'uccisione di un piccione. Con tutto il rispetto per la bestiola, la vicenda ha dell'inverosimile e testimonia come, nelle lungaggini della giustizia italiana, evidentemente, ci sia qualcosa che non va. A raccontare la storia del povero uccello ucciso e del suo assassino è il Corriere della Sera.

Tutto ha inizio il 6 giugno 2010 quando un avvocato milanese si affaccia alla finestra della sua villetta e spara un colpo di fucile ad aria compressa. Uccide un piccione che finisce, morto, nel cortile del palazzo a fianco. I vicini, secondo i quali da due anni il professionista sparava agli uccelli, chiamano i carabinieri.

I militari si presentano in 4 alla porta dell'abitazione nella zona est della città. Ad aprire loro un uomo che, "in palese stato di ebbrezza alcolica" ammette di aver impugnato il fucile perchè il figlio anni prima si era ammalato ed era anche entrato in coma per questi uccelli.

E così inizia la lunga trafila di processi in primo grado di giudizio, appello, cassazione. Con pm, sostituti pg e giudici interessati. Le accuse contestate sono quelle di uccisione di animali con crudeltà e di getto pericoloso di cose (il proiettile) in luogo privato di uso altrui. Dopo la condanna per entrambe le accuse nei primi due gradi di giudizio, l'imputato, con i suoi due legali, si rivolge alla Corte di Cassazione. Bisognerà aspettare 16 mesi prima di sapere cosa i cinque ermellini decidono. E i giudici confermano la condanna, ma solo per l'uccisione, rimandando la questione del "getto pericoloso" nuovamente alla Corte d'Appello, perché non sufficientemente motivata.

Si torna in aula a Milano il 30 gennaio 2015. Altri 3 giudici e un sostituto pg che, con tutti gli altri che li hanno preceduti, fanno la bellezza di 18 magistrati che si sommano a qualche decina di cancellieri e impiegati. Nuova conferma della condanna per entrambe le accuse. Col rischio- è naturale- che l'avvocato decida di ricorrere nuovamente in Cassazione, interessando altri magistrati e con la mannaia della prescrizione che arriverà a giugno 2015.

Se si dovesse arrivare a luglio, in pratica, tutto potrebbe concludersi con un nulla di fatto (fermo restando che la condanna per l'uccisione, intanto, è passata in giudicato).

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