Cronache

Caso Ciro Grillo, processo a porte chiuse: udienza fissata per l'1 giugno

Un'udienza al mese dal primo giugno al 18 gennaio 2023. Ammessi circa 60 testimoni: c'è anche la moglie di Beppe Grillo. I timori dell'avvocato Bongiorno, che difende la ragazza: "Il rischio è che si dilati la sofferenza"

Caso Ciro Grillo, processo a porte chiuse: udienza fissata per l'1 giugno

È iniziato questa mattina a porte chiuse il processo per Ciro Grillo, Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria, accusati da Silvia (nome di fantasia) di averla costretta a dei rapporti sessuali contro la sua volontà. I fatti si sarebbero verificati nella notte tra il 16 e il 17 luglio 2019, in una villetta a Cala di Volpe dopo una serata in discoteca. Il 26 novembre 2021 il gup di Tempio Pausania ha deciso di rinviare a giudizio tutti e quattro, che oggi però non sono stati presenti davanti al giudice.

L'ipotesi di reato di violenza sessuale, tutta da verificare, è stata respinta dalla comitiva: il figlio del fondatore del Movimento 5 Stelle e i suoi tre amici genovesi ritengono che la giovane studentessa fosse invece consenziente. Quella di oggi è stata un'udienza "filtro", in cui si è deciso il calendario di un'udienza al mese dal primo giugno 2022 al 18 gennaio 2023.

Ammessi i testimoni

Sono circa 60 i testimoni ammessi. Al momento non rientrerebbero i due giornalisti che erano stati citati dalla parte civile. Nel corso delle prossime udienze potrebbero presentarsi in aula, tra gli altri, Parvin Tadijk (moglie di Beppe Grillo e mamma di Ciro), psicologi e medici legali. Ci sarebbe anche il ragazzo norvegese che in passato, stando alla versione della giovane, avrebbe abusato di lei ma che non è stato denunciato.

È stato ammesso anche l'hard disk contenente le intercettazioni dell'indagine, che dunque farà parte del patrimonio in dibattimento. L'avvocato Giulia Bongionro, che difende Silvia, la reputa la "prova regina" di questo processo: "In quell'hard disk c'è tutto lo scambio di messaggistica, di chat che c'è stato tra la mia assistita e altre persone". A suo avviso è una prova importante "perché attesta la genuinità di quanto racconta dopo la sua esperienza".

"Verbali diversi"

La Bongiorno aveva chiesto la celebrazione del processo a porte chiuse vista la delicatezza della vicenda: "In questo processo la cronaca avrà ampio spazio, ma dobbiamo evitare la spettacolarizzazione". Ha fatto poi notare che alcune dichiarazioni rese nelle indagini preliminari e nei verbali "non coincidono con quanto dichiarato in tv o su alcuni giornali".

La Bongiorno non sa ancora se avrà la possibilità di avere tutte le registrazioni e per questo, in via del tutto cautelativa, ha indicato due giornalisti nella lista dei testi. "Laddove ho le registrazioni porto le registrazioni. Se avrò le registrazioni rinuncerò ai giornalisti, tutto qui", ha spiegato.

I timori sul processo

A preoccupare fortemente sono i tempi processuali, visto che a marzo 2022 inizia un processo su fatti che risalgono all'estate del 2019: "Il rischio è che si dilati la sofferenza della mia assistita". La Bongiorno infatti ha spiegato che siccome l'ha chiamata un paio di volte per redigere la lista dei testi, "la psicologa mi ha detto di chiamarla una sola volta perché ogni volta che la chiamo è un nuovo trauma".

L'avvocato ha denunciato quella che reputa una sorta di "rincorsa bulimica al dettaglio", con sottolineature e riferimenti a qualsiasi aspetto - "anche della vita intima" - della giovane studentessa italo-norvegese, "al colpo di scena".

Una rincorsa che ha finito per "danneggiare fortemente la mia assistita perché il trauma del 2019 si riacutizza ogni volta che ci sono questi fatti incresciosi".

Commenti