Cronache

Vietato parlare di "clandestini": il manuale "censura" i giornali

Aggiornata la Carta di Roma: stretta sulle parole "deontologicamente corrette". L'Odg ai giornalisti: "Non parlate di clandestini, ma di irregolari"

Vietato parlare di "clandestini": il manuale "censura" i giornali

Vietato usare la parola "clandestino", nemmeno se si parla di uno straniero irregolare sul suolo italiano. Lo ha deciso l'Fnsi, il sindacato dei giornalisti che ha aggiornato la Carta di Roma, il manuale deontologico che dà le indicazioni ai giornalisti iscritti all'Ordine per usare i termini evitando discriminazioni e che fa parte del "Testo unico dei doveri del giornalista".

Come racconta La Verità, il testo è stato aggiornato dopo dieci anni dalla sua firma. In particolare nella parte in cui si parla di migrazioni. "Non si tratta quindi di imporre regole e parole studiate a tavolino", assicurano dall'Fnsi. Ma di fatto vieta l'uso di alcuni termini, seppur siano - nel rispetto della legge - corretti.

Ad esempio la Carta di Roma invita a non usare la parola "clandestino" per identificare uno straniereo senza permesso di soggiorno. Al suo posto i giornalisti possono scegliere tra "irregolare", "senza permesso regolare", "illegale" o "presente in modo illegale sul territorio". E questo nonostante esista un reato specifico di "immigrazione clandestina".

Il termine, secondo chi l'ha stilata, "contiene un giudizio negativo aprioristico, suggerisce l'idea che il migrante agisca al buio, di nascosto, come un malfattore". Così come si veicolerebbero pregiudizi a non chiamare "migranti e rifugiati" le persone soccorse in mare. Pure se lo status di rifugiato non lo hanno ancora nemmeno richiesto al momento del salvataggio.

Non solo. Stando alla Carta, il giornalista dovrebbe "stigmatizzare" parole contrarie all'immigrazione pure se a riferirle è un altro, magari un politico. In quei casi, "il giornalista, visibile e riconoscibile, interviene, commenta, spiega e, in alcuni casi, stigmatizza l' eventuale controversialità delle dichiarazioni".

Ma siamo sicuri che l'edulcorazione delle notizie possa portare davvero a una percezione diversa da parte della popolazione sul tema dell'immigrazione?

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